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AfD al bando? I pro e i contro

La Germania è divisa, solo due precedenti negli anni ‘50, ma si trattava di formazioni più piccole. L’Alternative für Deutschland può contare invece su oltre un quinto dell’elettorato

  • 18 gennaio, 06:00
  • 22 gennaio, 16:52

Il piano che divide la Germania

SEIDISERA 17.01.2024, 18:35

  • Keystone
Di: SEIDISERA/pon

Lo scorso novembre, in un albergo di Potsdam, si è tenuto un incontro segreto tra estremisti di destra, imprenditori e alcuni politici del partito tedesco Alternative für Deutschland. Un incontro, svelato una settimana fa da un’inchiesta giornalistica, che ha fatto scalpore perché lì si è discusso di un piano per deportare milioni di immigrati dalla Germania. Da allora decine di migliaia di persone in varie città della Germania hanno manifestato contro questa deriva, ci sono state le prime dimissione nelle fila dell’AfD e una petizione firmata da mezzo milione di persone chiede di bandire il partito, la cui ala giovanile è già stata bollata come estremista.

Germania, in piazza contro l'AfD

Telegiornale 17.01.2024, 20:00

Sarebbe una mossa con soli due precedenti e lontani nel tempo, come quello dei comunisti nel 1956, il cui elettorato era tuttavia molto ristretto. I tentativi più recenti con l’NPD di estrema destra - nel 2003 - sono invece falliti.

L’AfD - nata nel 2013 - è in piena crescita, è ormai presente in tutti i parlamenti regionali oltre che al Bundestag, supera il 20% nei sondaggi a livello nazionale con punte al 30% in alcuni Land dell’est del Paese, e nelle elezioni di ottobre in Assia e Baviera ha fatto segnare una chiara progressione piazzandosi al secondo rango. In giugno aveva conquistato il suo primo distretto. Escluderla significherebbe quindi escludere anche una parte significativa dell’elettorato, con il rischio di radicalizzarne una parte.

“Se interpretiamo il successo elettorale di questi partiti come la capacità di intercettare una domanda dal basso non espressa da altre forze politiche, chiaramente dal momento in cui un partito esiste e raccoglie voti, la sua limitazione o messa al bando può sollevare dei dubbi sul fondamento della liberal-democrazia”, ha detto alla RSI la politologa Manuela Caiani della Scuola normale di Pisa. “Il grande tema è dove sono i limiti dell’espressione e della libera associazione dei cittadini”, aggiunge. Limiti che sono nel rispetto delle regole comuni e “la liberal-democrazia si fonda su principi come inclusione, pluralismo, rifiuto della violenza e cittadinanza politica a ogni cittadino”.

Regole di base del gioco democratico che secondo alcuni costituzionalisti tedeschi l’AfD piccona e questo giustificherebbe la messa al bando. La posizione che sembra prevalere, tuttavia, è che questi partiti non vadano banditi, ma sconfitti alle urne. Nel mondo politico i primi a chiedere il bando erano stati alcuni esponenti socialdemocratici ed ecologisti, ma ai favorevoli nei giorni scorsi si è aggiunto il governatore cristiano-democratico dello Schleswig-Holstein. Il leader della CDU Friedrich Merz è tuttavia contrario: si creerebbero solo martiri, afferma, e da parte della democrazia non sarebbe un segno di forza ma di debolezza. Il cancelliere Olaf Scholz finora non si è espresso ufficialmente ma sembra piuttosto scettico.

Per procedere occorrerebbe la richiesta da parte di una maggioranza dei due terzi del Parlamento federale. La decisione spetterebbe poi alla Corte costituzionale di Karlsruhe.

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