La salute della Grande barriera corallina australiana peggiora di anno in anno, tanto che gli ultimi studi hanno retrocesso le sue prospettive da “molto basse” a “critiche”. In poche parole, secondo gli scienziati si deve agire subito, con politiche di conservazione efficaci, altrimenti questo patrimonio naturale potrebbe andare perduto per sempre.
La metà del più grande organismo vivente sulla faccia della Terra, infatti, è praticamente morta: 1'600 dei 2'300 chilometri dei coralli che compongono la Great Barrier Reef sono ormai sbiancati. Un’accelerazione riportata nell’ultimo studio dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), una delle più autorevoli organizzazioni per la protezione dell’ambiente con sede a Gland, nel canton Vaud. “Gli effetti dei cambiamenti climatici sono aumentati negli ultimi anni. Una conseguenza è l’innalzamento delle temperature dell'acqua. Questo uccide gli organismi della Grande barriera corallina. C'è solo una cura: bloccare il riscaldamento globale", spiega Peter Shadie, direttore del World Heritage Program dell’IUCN. “La situazione in Australia è critica ma osserviamo lo stesso fenomeno in molte altre parti della Terra. Un terzo dei siti naturali del patrimonio mondiale è minacciato dai cambiamenti climatici”.
L’Australia ha già fatto molto per la protezione dei coralli – gran parte della reef ora è protetta dal sovrasfruttamento e dal turismo- ma questo declassamento porterà nuove pressioni da parte delle organizzazioni ambientaliste.
Le autorità reagiranno probabilmente con nuove misure più restrittive – ma questo non basterà dicono gli scienziati: il fenomeno del riscaldamento dei mari è globale e lo sforzo per contrastarlo non può essere delegato solo a un Paese.