La vituperata trojka – il trio di funzionari che sovrintende all’attuazione del piano di austerità e riforme imposto alla Grecia dai creditori in cambio di prestiti - è ritornata ad Atene, ma ora si chiama la "quadriga": ai rappresentanti di Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale se ne è aggiunto uno: l’italiano Nicola Giammarioli del Meccanismo Europeo di Stabilità, meglio noto come fondo salva-Stati, il cannone da oltre 500 miliardi di euro creato nel 2012 per scoraggiare le speculazioni contro la solvibilità dei membri dell’eurozona.
Sarà l’MSF – il cui consiglio di amministrazione altro non è che l’Eurogruppo – a concedere il prossimo prestito, stimato in almeno 82 miliardi per tre anni. Quello in discussione sarà il terzo prestito alla Grecia dall’inizio della crisi. Dal 2010, Atene ha ricevuto complessivamente crediti per 240 miliardi di euro. Ma questo non ha impedito che il suo debito pubblico crescesse fino al 170% del Prodotto interno lordo. Secondo le regole, dovrebbe stare sotto il 60%.
L’ (in)sostenibilità del fardello ellenico sarà il tema che terrà occupati gli europei al rientro dalle vacanze.
Il Fondo Monetario Internazionale - che ha partecipato ai due passati prestiti per circa un terzo della cifra - ha lanciato un importante “pro-memoria”, facendo sapere in via ufficiosa che non parteciperà al prossimo prestito se gli europei non inizieranno a discutere la questione.
L’istituzione di Washington - che non risponde solo agli europei, e dove anzi i Paesi emergenti scalpitano da tempo per contare di più – non vuole continuare a farsi coinvolgere in un gioco dove non si può vincere.
La discussione sul debito è dunque inevitabile, ma probabilmente non porterà frutti prima dell’autunno inoltrato. Anche perché in autunno andranno alle elezioni Portogallo e Spagna, due Stati che - come la Grecia - sono stati aiutati, ma non hanno mai chiesto sconti. Condonando una parte del debito greco (anche in forme "indirette", come un allungamento dei termini di maturità) l’Europa teme di inviare un messaggio destabilizzante a spagnoli e portoghesi, i cui governanti sono stati più volte lodati per il rigore con cui hanno fatto bere ai loro popoli l’amara medicina dell’austerità.
Tomas Miglierina
Il nostro dossier: Grecia, la storia infinita