Esiste una connessione diretta tra cambiamento climatico e guerra in Ucraina: lo denuncia alla RSI Svitlana Krakovska, capo-delegazione di Kiev all’IPCC, il gruppo internazionale di esperti dell’ONU che ha di recente presentato un nuovo rapporto sul surriscaldamento climatico.
Dimostrare il legame è semplice, spiega in un’intervista: “I proventi dei combustibili fossili venduti dalla Russia sono usati a scopi militari, da anni”.
Krakovska è appena arrivata a Bonn, alla conferenza preparatoria sul clima in vista della “COP 27”, l’appuntamento annuale dell’ONU che si terrà nei prossimi mesi. L’abbiamo incontrata di passaggio a Milano, in arrivo da un tour europeo che ha toccato anche il WEF di Davos e una tappa a Ginevra, nella sede dell’IPCC. Dall’inizio del conflitto a fine febbraio, è la prima volta che esce dall’Ucraina.
Pur di portare avanti le sue ricerche, ha scelto di rimanere a Kiev sotto le bombe. “Ho una formazione matematica: ho compreso che la probabilità di essere colpiti è molto bassa, certo superiore a zero rispetto ad altri luoghi. Ma comunque bassa. Molto miei colleghi sono scappati, hanno fatto scelte diverse, che non critico. Ma per me e la mia famiglia è stata una decisione consapevole”.
Dal suo appartamento nella capitale dell’Ucraina ha condotto l’ultima parte dei lavori per il rapporto dell’organismo ONU sul clima. La sua è diventata una testimonianza unica: “Ho dovuto adattarmi e trovare il mio spazio in questa battaglia contro la Russia. E l’ho trovato rimanendo nella mia città natale, Kiev, che adoro. Non volevo essere obbligata ad andare da nessuna parte. Ho tenuto oltre 100 tra interviste e conferenze dal mio appartamento. A volte ho visto i missili persino dalla mia finestra. A volte ci sono state esplosioni durante le interviste. Spero che questo abbia permesso alle altre persone di cogliere la mia prospettiva”.
Sembra un paradosso ma la guerra potrebbe persino offrire un’opportunità. O addirittura due. La prima: ridurre l’uso di gas e petrolio: “Forse è uno dei pochi aspetti positivi di questa guerra: ci fa pensare a quanto siamo dipendenti dal petrolio. E quindi a come diventarne indipendenti, con una transizione dall’energia fossile alle rinnovabili. È davvero un’ottima opportunità”.
E l’altra è legata alla ricostruzione dell’Ucraina, dice ancora alla RSI questa climatologa di 53 anni, che in passato ha condotto ricerche sia in Artico che in Antartico.
La guerra e il cambiamento climatico
SEIDISERA 09.06.2022, 20:30
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“Spero davvero ad aiutare a convincere il mio governo a ricostruire il nostro paese in modo resiliente al cambiamento climatico”, conclude Krakovska. “Dovremo essere sostenibili: visto che il cambiamento climatico non si fermerà, dovremo essere pronti. Ora stiamo combattendo contro un nemico, la Russia. Ma poi dovremo combattere il climate change, come tutte le altre nazioni”.