La scheda

Hamas, che cos’è e cosa vuole

Il movimento nazionalista palestinese e fondamentalista islamico nasce dai Fratelli musulmani - Diviso in un’ala politica e una militare, governa a Gaza ed è in guerra contro Israele da decenni

  • 9 ottobre 2023, 12:30
  • 13 ottobre 2023, 17:38
02:11

RG 12.30 del 09.10.2023 La scheda su Hamas nella diretta di Lorenzo Trombetta

RSI Info 09.10.2023, 13:13

  • Keystone
Di: Ludovico Camposampiero 

Il nome Hamas è sulla bocca di tutti da quando, sabato mattina, il braccio armato del movimento nazionalista palestinese (islamista sunnita e fondamentalista) ha sferrato un attacco contro Israele. Meno conosciute sono però le origini e la storia di questo attore chiave nel conflitto israelo-palestinese. Eccone un riassunto.

Un movimento islamista e nazionalista

Hamas (acronimo di Movimento islamico di resistenza) è attivo principalmente nella striscia di Gaza: si tratta di un movimento islamista ma soprattutto nazionalista, che nega l’esistenza dello Stato di Israele che considera come occupante in Palestina e per questo si è impegnato in una lotta armata contro di esso.

Il capo di Hamas è Ismail Haniyeh, eletto leader nel 2017; è stato anche primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, dopo aver vinto le legislative nel 2006 proprio con Hamas. Il movimento è composto da due rami: uno armato (le brigate Izz al-Dīn al-Qassām) e uno politico.

Hamas controlla di fatto dal 2006 la striscia di Gaza, dove nel corso del tempo ha cercato di rafforzare l’applicazione della legge islamica, per esempio decretando che per viaggiare le donne hanno bisogno del permesso di un uomo o emanando prescrizioni relative al loro abbigliamento.

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Il leader di Hamas Ismail Haniyeh

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La nascita dopo la prima Intifada

Hamas è stato fondato nel 1987 dopo l’inizio della prima intifada (rivolta, sollevazione in arabo, ndr.), iniziata contro l’occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Il movimento affonda però le radici nei fratelli musulmani, “presente a Gerusalemme dal 1946 con attività caritatevoli”, spiegava a franceinfo lo storico Khaled Al Hroub, professore alla Northwestern University in Qatar e autore del libro Le Hamas (Démopolis, 2008).

I leader di Hamas stanno adottando una nuova strategia, quella di affrontare Israele direttamente con la forza. Ma le attività caritatevoli ed educative sono continuate. Hamas, spiegava ancora il professore, ha molte dimensioni: sia politiche sia militari, ma anche sociali.

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Due soldati israeliani a Nablus; la foto è stata scattata nel 1987 durante la prima Intifada

  • Keystone

Lo statuto, l’antisionismo e il rifiuto degli accordi di Oslo

Hamas si basa su uno statuto scritto nel 1988 e rivisto nel 2017. In sintesi, invoca la jihad (lotta armata, ndr.) contro lo Stato di Israele, la scomparsa dello Stato ebraico e l’istituzione di uno Stato islamico palestinese. Dati questi presupposti e anche a causa della retorica utilizzata, il movimento è stato spesso accusato di antisemitismo. Accuse in parte rispedite al mittente, spiegando in sintesi che Hamas non è ostile agli ebrei in quanto tali, ma allo Stato di Israele, tant’è che si è sempre opposto a qualsiasi forma di dialogo con esso.

Hamas si è sempre distanziato dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), fondata da Yasser Arafat, che è stato pure leader di al-Fatah: organizzazione politica e paramilitare palestinese di ispirazione socialista.

Hamas, infatti, rifiuta categoricamente gli accordi di Oslo, firmati nel 1993 da Yasser Arafat e dall’allora primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, ucciso nel 1995 da un’estremista di destra e fanatico religioso israeliano. Gli accordi di Oslo portarono all’istituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese con il compito di autogovernare, in modo limitato, parte della Cisgiordania e la Striscia di Gaza, riconoscendo l’OLP come partner di Israele nei negoziati sulle questioni in sospeso.

25:19

Nessuna pace a 30 anni dagli accordi di Oslo

RSI Info 15.09.2023, 16:51

Gli accordi, in sintesi, miravano a organizzare un processo di pace che portasse a una soluzione a due Stati (Palestina e Israele): soluzione da sempre osteggiata da Hamas, che condannando il processo di pace, si posiziona in modo diverso sulla scena politica palestinese.

Il processo di pace si è arenato negli anni e nel frattempo, forte anche di una legittimità popolare a Gaza, dove le condizioni di vita degli abitanti sono insopportabili, Hamas ha organizzato azioni violente contro i civili israeliani. Azioni che hanno reso ancora più distante l’esito del processo di pace, del quale si era tracciata la via a inizio anni Novanta.

Nel 2006 Hamas ha poi deciso di entrare a pieno titolo nella scena politica palestinese, partecipando al processo elettorale. L’ala politica ha vinto con ampio margine le elezioni parlamentari tenutesi quell’anno, il che ha provocato forti ostilità tra al-Fatah e il movimento radicale islamico Hamas.

Un anno dopo, nel 2007, Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza con la forza, espellendo gli esponenti di Fatah rimasti. Israele e l’Egitto hanno risposto imponendo un blocco, tuttora in vigore.

In seguito a un cambio di leadership, Hamas ha modificato la propria linea politica in un documento programmatico pubblicato nel 2017. Per la prima volta, senza riconoscere direttamente lo Stato di Israele, Hamas ha accettato la creazione di uno Stato palestinese ad interim a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, sulla base dei confini del 1967 (che corrispondono alla linea di demarcazione tra le forze israeliane e arabe dopo la firma di diversi armistizi nel 1949). Senza tornare sulla carta del 1988, il documento sottolinea che la lotta di Hamas non è contro gli ebrei, ma contro “gli aggressori occupanti sionisti”.

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La rivalità con al-Fatah

Fatah, considerato a sinistra dello spettro politico, e Hamas (che per molti osservatori è un movimento di estrema destra) sono due movimenti politici in competizione, per la leadership del movimento palestinese. Hanno ideologie diverse e visioni opposte su come dovrebbe avvenire la liberazione della Palestina.

Vero è che nel 2017 i due movimenti hanno firmato un accordo di riconciliazione per la gestione della striscia di Gaza, visto però da vari analisti più come un accordo per necessità.

La divisione tra i due gruppi è anche geografica, con Hamas che gestisce appunto dal 2007 Gaza, mentre l’ANP che governa in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. L’Autorità Nazionale Palestinese è percepita come più conciliante nei confronti di Israele ed è ufficialmente l’interlocutore della comunità internazionale nel processo di pace.

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Sostenitori del Fatah manifestano a Gaza nel dicembre del 2022

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Con l’attacco scatenato sabato, Hamas cerca ora di conquistare le simpatie di tutti i palestinesi, mostrandosi come l’unico soggetto capace, anche militarmente, di contrastare Israele, che negli ultimi 20 anni ha accelerato la sua politica di espansione delle colonie, con città e insediamenti israeliani in territorio palestinese, ritenuti illegali dalla comunità internazionale.  

Per alcuni Paesi Hamas è organizzazione terroristica, non per la Svizzera

Hamas è considerata un’organizzazione terroristica da Unione europea, Organizzazione degli Stati americani, Stati Uniti, Israele, Canada, Egitto, Giordania e dal Giappone, ed è bandita dalla Giordania, mentre Australia, Nuova Zelanda, Paraguay e Regno Unito classificano solo la sua ala militare come organizzazione terroristica.

02:46

RG 12.30 del 09.10.2023 La scheda su Hamas e la Svizzera nella diretta di Alan Crameri

RSI Info 09.10.2023, 13:16

La Svizzera, per parte sua, non ha mai dichiarato Hamas un’organizzazione terroristica. Nel 2017 il consigliere nazionale del Centro Christian Imark aveva presentato un postulato in cui chiedeva al Consiglio federale di valutare la possibilità di vietare il gruppo Hamas o di classificarlo come organizzazione terroristica. Il Governo aveva proposto di respingerlo, indicando in particolare che per perseguire la sua politica di pace volta a raggiungere la soluzione dei due Stati, Berna avrebbe dovuto avere contatti anche con Hamas, anche per poter operare in ambito umanitario nella striscia di Gaza.

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