Dopo la morte del capo di Hamas Yahya Sinwar, adesso c’è chi spera in un cessate il fuoco nella Striscia e in un accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza. Paola Caridi, esperta del movimento Hamas, in un’intervista alla RSI ritiene tale ottimismo davvero poco fondato.
“A dirlo - spiega la giornalista e blogger italiana - è per esempio il capo negoziatore di Hamas, Khalil al Hayya che ha confermato l’uccisione di Sinwar e che ha detto che il rilascio degli ostaggi sarà solamente successivo al cessate il fuoco, cioè a un accordo che non si distanzia per nulla dalle richieste della bozza di accordo che ci sono state negli ultimi mesi. Da aprile in poi. Quindi l’uccisione di Sinwar non credo che cambi la posizione di Hamas, perché per l’ennesima volta non è un leader che fa un movimento - questi tipi di movimento come Hamas, come Hezbollah - ma è un movimento che crea un leader. Lo stesso corpo esposto di Sinwar è simbolicamente un cambiamento fondamentale nella storia del movimento islamista: ha messo insieme il combattente e il politico. Questo influirà sul futuro di Hamas? Questa è la domanda che può dare risposta ai possibili cambiamenti in un breve futuro”.
Il nuovo leader di Hamas racchiuderà come Sinwar entrambe le caratteristiche o secondo lei si andrà verso qualcuno che viene dal lato politico?
“Sinwar - prosegue l’esperta - rappresentava il ponte fra ala militare e ala politica. Non credo che ci sia nessuno come lui nel senso che anche l’ipotesi che si fa di suo fratello Mohammed Sinwar, uno dei leader delle Brigate al Qassam, o dello stesso capo delle Brigate al Qassam, Mohammed Deif che secondo Israele è morto. Hamas, invece, non ha mai confermato la sua uccisione. Deif è a tutti gli effetti il capo delle brigate al Qassam, non racchiude le due figure politiche e militari assieme. Non vedo all’orizzonte un leader di questo tipo e rimane l’opzione appunto del “politico politico”, cioè di un leader fuori da Gaza che abbia libertà di movimento, che potrebbe essere lo stesso Khalil al Hayya. Oppure c’è l’ipotesi, che mi sembra quella in corso dentro Hezbollah, di una leadership almeno nominalmente collettiva perché non si vuole dire il nome in pubblico del nuovo leader”.