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I cinesi resistono (anche) alla censura online

"Il firewall, ma anche l'armata di censori governativi sono molto efficaci, però sembrano aver raggiunto il limite" - L'intervista all'esperta

  • 29 novembre 2022, 06:51
  • 20 novembre, 14:21
Foto d'archivio

Foto d'archivio

Di: TG/Mattia Pacella 

Il giorno dopo le imponenti manifestazioni (contro le restrizioni sanitarie e per una maggiore libertà) che hanno attraversato la Cina, Pechino è corsa ai ripari, blindando Shanghai e altre città del Paese. La polizia ha eretto barricate lungo le strade teatro delle proteste, e le autorità statali sono intervenute per cancellare dai social network cinesi i video e i riferimenti a quanto è avvenuto negli scorsi giorni.

Non solo. domenica notte le forze dell'ordine hanno tentato di interferire con il lavoro di alcuni giornalisti occidentali. Tra questi il corrispondente della tv romanda nonché quello della BBC, arrestato e - a detta dell'emittente britannica - anche picchiato. Un fatto che ha subito suscitato la rabbia e l'indignazione di Londra. Intanto lunedì alcune decine di persone hanno voluto comunque tornare in piazza, stavolta ad Hong Kong. Non si ha al momento, invece, notizia di altre proteste nel resto del Paese.

E su queste proteste e su cosa stia davvero accadendo in Cina in questi giorni, la RSI ha intervistato Simona Grano, professoressa del dipartimento di studi cinesi dell'Università di Zurigo, alla quale ha chiesto anche quale reazioni dobbiamo attenderci dalle autorità di Pechino.

"Cosa ci si può aspettare dallo Stato? Normalmente lo Stato o cerca di venire incontro, dove può, ma se non può, reprime, quando teme che queste proteste localizzate possano trasformarsi in un movimento di opposizione più esteso che potrebbe anche catalizzare altre forme di malumore o potenzialmente presentare una minaccia per il partito. Credo che se le proteste continueranno nei prossimi giorni, ci saranno conseguenze pesanti per i manifestanti che verranno identificati".

Per la prima volte volta vediamo proteste per le strade. Qualcosa di inusuale, in un Paese che controlla pesantemente i social. Come si organizza dunque questo movimento ?

"L'elemento nuovo di queste proteste è sicuramente la resistenza alla censura online. Il firewall cinese, ma anche l'armata di censori governativi, sono molto efficaci. Però sembrano aver raggiunto il limite della pazienza dei cittadini, che ora trovano dei metodi creativi per condividere video e post sulle proteste. È vero che questi post vengono censurati in pochi minuti, ma allora cosa si può fare? Si può fare quello che fanno i cittadini, si può scendere per la strada. Anche questo elemento è nuovo, perché in Cina le proteste organizzate sono piuttosto rare. Ora gran parte delle condivisioni degli ultimi giorni e delle informazioni si è spostata dalle reti pubbliche a comunicazioni personali più private, proprio perché queste sono più difficili da censurare".

In tutto ciò che ruolo hanno i movimenti studenteschi?

"Chiaramente non sono solo i giovani a protestare. La gente è stufa di questi continui lockdown. Ed è anche molto difficile da prevedere se ci sarà la fusione di malumori dovuti a tematiche differenti e che potrebbero poi portare a un movimento più ampio e a una sorta di opposizione al Governo. Certo è che la situazione attuale è molto più impegnativa di quanto abbiamo visto in passato per il Partito, perché il bacino di persone con rimostranze simili è insolitamente grande (lockdown, situazione economica difficile, un tasso di disoccupazione giovanile al 18%). Una combinazione di fattori che potrebbero portare, nei prossimi mesi, a ulteriori proteste".

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