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I licenziati della Rust Belt

Ohio: Trump ha promesso posti di lavoro - Gli operai l’hanno votato. Ma ancora qui c’è chi perde il posto di lavoro

  • 1 marzo 2017, 11:06
  • 23 novembre, 06:38
Un simbolo

Un simbolo

  • © emiliano bos / RSI

Youngstown era una delle capitali dell’industria manifatturiera. L’Ohio è stato a lungo il tassello centrale della cosiddetta Rust Belt, quella "fascia della ruggine" composta da fabbriche i cui scheletri industriali ancora si vedono. Sono passati decenni da quel passato glorioso. Poi c’è stata la grande crisi del 2008-9. Qui se la ricordano bene. Al grande impianto della General Motors – a una manciata di chilometri da Lordstown, - un tempo lavorano 15.000 "blue collar". Oggi sono poco meno di 4'500 operai. Ma il loro numero si è ulteriormente ridotto poche settimane fa. Oltre un migliaio di licenziamenti causati dalle vendite scarse della Chevrolet Cruze, che viene prodotta in questo gigantesco stabilimento.

In campagna elettorale Donald Trump era venuto qui nel Mid-West a promettere posti di lavoro. Ha ottenuto i voti, decisivi per la sua vittoria.

"Ha promesso di far tornare queste industrie ai vecchi tempi, ma questo non è possibile. E’ cambiato tutto", spiega Bertram De Souza, editorialista del quotidiano locale "The Vindicator". Da quasi 40 anni segue le vicende di questa terra. Le tute blu – soprattutto bianchi e senza livello di istruzione secondario – sono rimaste bloccate in un modo di pensare ormai anacronistico, aggiunge. "Sono fermi agli 'old days', ma quei vecchi tempi non torneranno più", malgrado le promesse di Trump, insiste De Souza.

Intanto c’è chi è rimasto senza lavoro, come Marquis Brown, 30 anni. Le promesse di Trump, dice, sono vane. Ho provato a essere paziente. Ma un mese dopo il licenziamento sto perdendo la pazienza.

Emiliano Bos


04:27

RG 12.30 del 1° marzo 2017 Il reportage

RSI Info 01.03.2017, 14:02

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