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"Il Piano Covid segretato per non allarmare"

Ecco gli stralci della perizia Crisanti alla base dell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia in una delle regioni italiane più colpite

  • 4 marzo 2023, 12:34
  • Ieri, 17:40
Di: ATS/ANSA/Spi 

Il caso del Paziente 1 in Italia non era il primo. Il Covid era già entrato nell’ospedale di Alzano Lombardo, nella provincia di Bergamo, il 4 febbraio, oltre due settimane prima del tampone positivo su un uomo a Codogno. Lo si legge nella perizia del microbiologo Andrea Crisanti, consulente della Procura di Bergamo che ha chiuso l’inchiesta sulla gestione della pandemia in una delle regioni italiane più pesantemente colpite per numero di morti. Gli inquirenti ritengono che migliaia di decessi , oltre 4'000, si sarebbero potuti evitare istituendo una zona rossa. Tra i 19 indagati dalla Procura, figurano anche l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza.

Il virus circolava già ad Alzano Lombardo

Colonna portante delle accuse sono le conclusioni contenute nelle 83 pagine della perizia. Nel documento Crisanti non si limita a retrodatare l’apparizione del coronavirus, individuandone la presenza ad Alzano Lombardo con tre pazienti infetti ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno in un altro reparto con "un quadro clinico compatibile con infezione da SARS-COV2 poi confermato con tampone molecolare".

Erano "a conoscenza" della gravità

La perizia del microbiologo evidenzia anche che l’allora ministro Speranza, assieme ad altri medici del Comitato tecnico scientifico (CTS), già nei giorni del 27 e 28 febbraio 2020, erano "a conoscenza della gravità della situazione" e presero "la decisione di segretare il piano Covid per non allarmare l’opinione pubblica". Una circostanza di cui erano "a conoscenza" anche "i vertici della Regione Lombardia". Da qui anche l’inserimento tra gli indagati del rieletto governatore Attilio Fontana. Nella sua relazione Crisanti parla di "responsabilità degli organi decisionali nazionali e di Regione Lombardia" nella mancata zona rossa in Val Seriana.

Sempre nelle 83 pagine della consulenza si può leggere che il CTS e il ministro della Salute avevano tutte le informazioni sulla progressione del contagio che dimostravano come lo scenario sul campo fosse “di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico”.

Usavano le mascherine antincendio

Ma dalla perizia emergono anche aspetti al limite del grottesco, come il fatto che per "sopperire" alla carenza di mascherine chirurgiche e di FFP2, nei giorni successivi al 23 febbraio 2020, agli operatori sanitari dell'ospedale di Alzano Lombardo era stato suggerito e data l'autorizzazione "a utilizzare le mascherine dei kit anti-incendio presenti" nei reparti.

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Telegiornale 02.03.2023, 20:00

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