Intervista

Il patriarca: “Violenza inaccettabile, ma diamo ai palestinesi un futuro di libertà”

Parla Pierbattista Pizzaballa da Gerusalemme: “Finché non si darà una prospettiva di autonomia anche statuale a chi abita nei territori non ci sarà una soluzione”

  • 11.10.2023, 05:57
  • 11.10.2023, 15:27
500635515_highres.jpg

Il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa nel 2021, quando ancora non era cardinale, accanto al muro di separazione tra Betlemme e Gerusalemme

  • Keystone
Di: Paolo Rodari 

Pierbattista Pizzaballa, 58 anni, patriarca latino di Gerusalemme appartenente all’Ordine dei frati minori, è da poche ore tornato in Israele dopo il concistoro nel quale Papa Francesco lo ha creato cardinale.

Eminenza, com’è la situazione in città?

“Gerusalemme è una città che in questo momento vive a ritmo molto lento perché molte attività sono chiuse, le scuole sono chiuse, siamo in stato di emergenza e quindi è una situazione di grande tensione. Ci sono anche tanto sgomento e tanta sorpresa, e per molti tanta rabbia”.

A Gerusalemme prima dell’attacco c’erano come sempre molti pellegrini arrivati per visitare i luoghi di preghiera. Ha notizie di loro?

“Mi sono incontrato con alcuni di loro. Erano qui in tantissimi, diverse centinaia, forse anche migliaia. Con lo scoppio di questa guerra sono rimasti chiusi nei loro hotel. Quelli del nord forse hanno potuto muoversi un po’ di più, ma in ogni caso stanno tutti cercando di rientrare. Trovare voli non è semplice. Però poco alla volta stanno rientrando tutti”.

L’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede ha criticato un comunicato di voi patriarchi della Terra Santa nel quale “con ambiguità” – dice – non citate Hamas. L’ambasciata parla anche di silenzio sui responsabili come ai tempi di Pio XII. Cosa risponde?

“Noi condanniamo senza remore e in maniera inequivocabile quello che abbiamo visto, sono immagini orribili, una barbarie inaccettabile. Detto questo capiamo i forti sentimenti di sgomento anche presso il Ministero. Ritengo che il comunicato, quella nota, sia stata eccessiva nei toni. E penso anche che la figura di Pio XII si poteva anche evitare così da mantenere la questione a livello locale. Detto questo però, ripeto - e aggiungo che non voglio polemizzare - è un momento in cui bisogna cercare di costruire le relazioni soprattutto con le autorità con le quali da sempre abbiamo cerchiamo di avere buone relazioni”.

È evidente a tutti che la questione palestinese non è risolta. Quale strada suggerirebbe di percorrere nell’immediato per evitare altri spargimenti di sangue?

“Non è facile rispondere nell’immediato, tenendo presente tutto quello che è accaduto e che sta accadendo ancora. Perché la guerra è in corso. È molto difficile pensare a un dopo. È chiaro, comunque, che si dovrà riprendere. Questa crisi ha manifestato in maniera evidente che la questione palestinese, che era stata di fatto accantonata, esiste e non può più essere trascurata. Bisogna affrontare la questione palestinese in maniera seria, dando ai palestinesi chiare, serene e solide prospettive di futuro e di futuro autonomo nella libertà nel loro Paese.

Altrimenti non finirà mai questa situazione di violenza. Come riprendere questo: dovremo attendere innanzitutto che le armi tacciano e poi poco alla volta cercare di riprendere i fili di un minimo di relazioni per costruire un minimo di fiducia senza la quale non ha alcun senso parlare di negoziato”.

Anche se tutto questo è molto difficile: nelle ultime ore il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che “ciò che faremo ai nostri nemici nei prossimi giorni si ripercuoterà su di loro per generazioni”. È difficile insomma?

“È molto difficile. Com’era prevedibile siamo entrati nel pericoloso circolo vizioso di ritorsioni contro ritorsioni e di violenza che genera altra violenza che genera odio. Ecco, credo che sia compito di tutti - e spero che la comunità internazionale aiuti in questo senso e anche le autorità religiose - a ritornare alla ragione e a fermare questa spirale che corre il rischio di distruggerci tutti”.

La Santa Sede ha sempre detto che la soluzione è quella di due Stati per due popoli. Crede ancora in questa linea?

“Sono ben cosciente che tecnicamente oggi è molto difficile pensare a questa soluzione, realisticamente. Detto questo, però, è anche chiaro che finché non si darà una prospettiva di libertà e di autonomia anche statuale ai palestinesi non ci sarà una soluzione”.

05:12

Intervista a Pierbattista Pizzaballa

RSI Info 11.10.2023, 09:18

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare