La destra del Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo ha vinto le elezioni spagnole, ma senza ottenere una maggioranza assoluta. E per questo è difficile che riuscirà a governare.
"Il Paese è fortemente polarizzato. La Spagna è uno dei Paesi più polarizzati a livello mondiale", con la sinistra di socialisti e Sumar da una parte e la destra di Popolari e Vox dall'altra, commenta Steven Forti, analista politico e professore di storia contemporanea all'Università autonoma di Barcellona, interpellato dalla RSI.
Il leader dei Popolari, Alberto Núñez Feijóo
Con l'attuale situazione politica, secondo l'esperto lo spettro delle elezioni anticipate è dietro l'angolo. E per la Spagna dell'ultimo decennio, con l'indebolimento del sistema bipartitico, non si tratta di una novità: "Dal 2015 ci sono già state due ripetizioni elettorali: il rischio è che anche ad autunno si torni a votare".
Una grande coalizione con gli indipendentisti?
Il ritorno alle urne si potrebbe evitare se i socialisti di Pedro Sánchez riuscissero a fare una grande coalizione con Sumar e con i partiti indipendentisti. "È lo scenario che abbiamo vissuto nell'ultima legislatura, ma con una differenza: nella compagine di partiti regionalisti e nazionalisti locali se ne conta uno che nella scorsa legislatura votava sempre contro il governo Sánchez, ma che fino a qualche settimana fa era ininfluente per la formazione della maggioranza parlamentare". Si tratta del partito Junts per Catalunya guidato da Carles Puigdemont, l'ex presidente catalano in Belgio dal 2017 poiché latitante dallla giustizia spagnola. "I suoi voti saranno l'ago della bilancia" sottolinea Forti.
Ci si chiede quindi se Sánchez riuscirà ad avere l'astensione del partito di Puigdemont. E in cambio di cosa? "Questo sarà il nodo da sciogliere nelle prossime settimane. Se Sánchez ce la farà, se riuscirà a ottenere l'astensione di Puigdemont, riuscirà a governare. Sarebbe in ogni caso una legislatura difficile e tesa, in cui probabilmente ogni mese sarà necessario riuscire a ottenere i voti in parlamento per mezzo di complesse trattative con una destra all'arrembaggio che assedierebbe il Governo".
Sul fronte opposto, non vi sono altre possibilità. Lo sottolinea Forti: "Allo stato attuale della politica spagnola, Feijóo non ha nessuna possibilità di formare una maggioranza alternativa, per quanto abbia vinto le elezioni".
L'estrema destra perde voti, ma ne mantiene oltre tre milioni
Una maggioranza alternativa che non può essere raggiunta anche per via del cattivo risultato ottenuto da Vox: l'estrema destra ha infatti perso 19 seggi. Si tratta di una Spagna in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Italia e Germania, dove la destra ha il vento in poppa? "Questo voto spagnolo blocca in parte il trend che abbiamo di recente visto a livello europeo. In ogni caso, Vox ha sì perso mezzo milione di voti rispetto al 2019, ma ne mantiene più di tre milioni. Resta quindi un partito che conserva una parte importante (oltre il 12%) dell'elettorato spagnolo".
Tale risultato è inoltre da ricondurre a due motivi, secondo l'analista: "Da una parte una forte mobilitazione dell'elettorato di sinistra, mosso dalla paura che l'estrema destra entrasse in Governo, dall'altra il tipo di campagna elettorale che ha concentrato in buona misura il voto utile nei due grandi partiti (Popolari e PSOE, ndr)". Quindi: sia Vox sia Sumar hanno perso circa mezzo milione di voti, che sono confluiti rispettivamente in Popolari e PSOE.
Elezioni in Spagna
Telegiornale 23.07.2023, 20:00