La Corte suprema del Regno Unito ha dichiarato illegale il contestatissimo “piano Ruanda” voluto dal governo britannico, all’interno della sua draconiana stretta sull’immigrazione irregolare, per il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo.
Si tratta di un duro colpo d’arresto per l’Esecutivo conservatore del premier Rishi Sunak - alle prese con rimpasti e licenziamenti eccellenti - e per la sua promessa di fermare gli sbarchi sulle coste inglesi.
La vicenda aveva sollevato molte polemiche e infiammato il dibattito dall’inizio, da quando cioè, nell’aprile del 2022, il governo della Gran Bretagna aveva decretato che i richiedenti asilo arrivati attraverso la Manica sarebbero stati inviati nella nazione africana, che si sarebbe incaricata di avviare le procedure per l’accoglienza. Tuttavia, anche qualora un richiedente avesse ottenuto il diritto di asilo, non ci sarebbe stata l’opzione di tornare sul suolo britannico.
Di fatto, nessuno è mai stato spedito in Ruanda, perché la prima deportazione era stata bloccata all’ultimo minuto dopo un intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel dicembre 2022, l’Alta corte di Londra aveva ritenuto formalmente legale il decreto governativo obbligando però a trattare ogni caso come unico. Il caso arrivò alla Corte d’appello che decretò illecito ogni respingimento. Decisione dopo la quale il governo britannico si era rivolto alla massima istanza per far valere i suoi diritti, che oggi sono stati smentiti.
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