Migliaia di persone hanno protestato in Bielorussia per la seconda sera di fila, dopo i risultati delle elezioni che si sono tenute nel fine settimana e che hanno confermato il potere ad Alexander Lukashenko, il presidente in carica dal 1994. L'esito delle urne (l'80,8% dei consensi a favore di Lukashenko) è stato fortemente contestato dall'opposizione e in particolare dalla sfidante Svetlana Tikhanovskaïa, che ha accusato il presidente di mantenersi in carica usando la forza.
La 37enne, un'ex insegnante di inglese senza alcuna esperienza politica, ha deciso di scendere in campo dopo che suo marito, un blogger dell'opposizione, non ha potuto candidarsi perché è stato arrestato a maggio. "Abbiamo protocolli ufficiali da molti seggi dove il numero di voti in mio favore era molto più alto di quello di qualunque altro candidato", ha dichiarato Tikhanovskaïa, chiedendo un riconteggio delle schede.
Quando le urne si sono chiuse, la connessione internet nel Paese è saltata: un modo per ostacolare l'organizzazione delle proteste, che invece si sono verificate comunque, e che sono state represse con la forza. A Minsk e in altre città, un centinaio di persone sono state ferite, una è morta: secondo diverse testimonianze, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganelli.
L'Unione Europea ha condannato l'uso della violenza da parte delle autorità e ha chiesto il rilascio immediato delle persone arrestate.