Da un anno i brasiliani sapevano che si sarebbe arrivati, alla fine, a una sfida tra Jair Bolsonaro e Lula da Silva. Molti elettori, a giudicare dagli indici di “non popolarità” dei due candidati avrebbero preferito avere altre opzioni da scegliere, ma la tanto agognata “terza via” non è mai decollata e così il ballottaggio è servito. La partita si giocherà all’ultimo voto. I sondaggi danno Lula in leggero vantaggio, ma dopo il flop del primo turno è difficile dargli credito. La sensazione diffusa è che Bolsonaro sia in netta rimonta, ma nessuno sa se riuscirà a superare i sei milioni di voti di differenza del primo turno.
Brasile, ultimo dibattito prima del ballottaggio
Telegiornale 29.10.2022, 14:30
La campagna è stata dominata dagli attacchi personali, con poche proposte e scambi costruttivi. Lula e Bolsonaro hanno cercato nelle ultime ore non tanto di convincere gli indecisi, ma di sedurre quei 30 milioni di brasiliani che non sono andati a votare il due ottobre; si tratta di un’astensione record (22%), considerando che in Brasile il voto è obbligatorio.
Poco si è parlato dei problemi che interessano e preoccupano 215 milioni di brasiliani; la mancanza di crescita economica, la fame, la disoccupazione, l’inflazione, la violenza, la scarsa e cronica attenzione dei politici per migliorare la rete di salute, educazione e trasporti pubblici. La battaglia non è, in fondo non lo è mai stata, sui contenuti e le sfide del futuro ma uno scontro ideologico e pericolosamente passionale fra due leader estremamente carismatici e drammaticamente agli antipodi.
È un’elezione, questo sì, che interessa il mondo intero a causa delle conseguenze sull’ambiente e sulla difesa dell’Amazzonia. Dall’esito del voto dipenderà anche la validità dell’accordo commerciale fra il Mercosur, di cui il Brasile è il socio principale e i due blocchi economici del Vecchio Continente, l’Unione Europea e l’AELS, di cui fa parte anche la Svizzera.
La violenza ha fatto più volte capolino nella campagna elettorale così come le fake news; nelle ultime settimane il Tribunale elettorale è intervenuto energicamente, causando le ire di Bolsonaro, che ha velatamente minacciato, emulando Donald Trump, una coda di ricorsi e proteste in caso di sconfitta.
Il più grande Paese sudamericano vive una polarizzazione che non si vedeva dai tempi della dittatura e molti, soprattutto a sinistra, sostengono che in questi elezioni è in gioco la tenuta stessa delle istituzioni. Lo slogan coniato ad hoc è destinato ad entrare nei libri di storia: “Non è grave perdere le elezioni in una democrazia. Il pericolo è perdere la democrazia a causa di un’elezione”