Le forze di sicurezza del governo siriano hanno lanciato venerdì importanti operazioni di rastrellamento nella Siria occidentale, dopo che gli scontri senza precedenti con i combattenti fedeli all’ex presidente Bashar al Assad hanno causato non meno di 130 morti, secondo una ONG. Il ripristino della sicurezza è la sfida più urgente per le nuove autorità siriane, al potere da quando una coalizione di gruppi ribelli islamisti ha rovesciato Bashar al Assad l’8 dicembre.
In 24 ore gli scontri hanno causato 130 morti, tra cui “35 membri delle forze di sicurezza e del Ministero della Difesa uccisi dalle forze fedeli ad Assad, oltre a 32 combattenti armati e quattro civili che hanno trovato la morte dopo la reazione delle forze di sicurezza”, ha dichiarato l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH). L’OSDH ha anche riferito di “decine di feriti” e prigionieri da entrambe le parti.
“Sono iniziate estese operazioni di rastrellamento in città, villaggi, località e montagne circostanti” nelle province di Latakia e Tartus, nella regione costiera del Paese, in seguito all’arrivo di rinforzi militari, ha riferito venerdì mattina l’agenzia di stampa ufficiale SANA, citando una fonte senior delle forze di sicurezza.
La fonte ha detto che l’operazione stava prendendo di mira i membri delle “milizie di Assad e coloro che le hanno sostenute e aiutate”, invitando i civili a “rimanere a casa e a segnalare qualsiasi movimento sospetto”.
Il Ministero della Difesa ha confermato il dispiegamento di rinforzi nelle città di Latakia e Tartus “per ripristinare la stabilità e la sicurezza nella regione”. I combattimenti sono in corso da diversi giorni nella regione di Latakia, una roccaforte della minoranza alawita del deposto presidente nel nord-ovest del Paese. Il governo di Damasco ha accusato i lealisti di Assad di aver compiuto attacchi nelle ultime settimane contro le forze di sicurezza. Giovedì si è registrata l’escalation più grave, poiché le azioni sul terreno sono apparse più coordinate.
In “un attacco ben pianificato e premeditato, diversi gruppi di miliziani fedeli al regime caduto hanno attaccato le nostre postazioni e i posti di blocco, prendendo di mira un gran numero di nostre pattuglie nella regione di Jablé”, ha dichiarato Mustafa Kneifati, capo della sicurezza di Latakia. Secondo l’OSDH si tratta “degli attacchi più violenti contro le nuove autorità dalla caduta di Assad” a dicembre.
Esecuzioni di massa di alawiti da parte dei soldati “regolari”
Sempre l’OSDH venerdì ha riferito dell’“esecuzione” venerdì di 69 alawiti, la comunità a cui appartiene il deposto presidente Assad, da parte delle forze di sicurezza che stanno conducendo una vasta operazione nell’ovest del Paese. Forze di sicurezza che hanno appunto ricevuto rinforzi utili pure per lanciare operazioni a tappeto nella regione venerdì, dopo scontri sanguinosi con i combattenti fedeli a Bashar al Assad.
L’Osservatorio e gli attivisti hanno pubblicato video che mostrano decine di corpi in abiti civili ammassati nel cortile di una casa, mentre le donne piangono nelle vicinanze. In un altro video, invece, uomini in uniforme militare sembrano ordinare a tre persone di strisciare una dietro l’altra prima di sparare a bruciapelo.
Dal canto suo, la Turchia ha messo in guardia venerdì contro qualsiasi provocazione che minacci la pace “in Siria e nella regione” a seguito di violenti scontri a Latakia, nell’ovest del Paese, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri. “Le tensioni a Latakia e dintorni e l’attacco alle forze di sicurezza potrebbero minare gli sforzi per condurre la Siria verso l’unità e la fratellanza. Tali provocazioni potrebbero diventare una minaccia per la pace in Siria e nella regione”, ha dichiarato Öncü Keçeli. La Turchia, che sostiene il governo provvisorio di Damasco, ha ancora diverse migliaia di soldati schierati in territorio siriano.

Siria, riprendono gli scontri
Telegiornale 07.03.2025, 12:30