Dopo le voci di corridoio arriva la conferma: l’organo di controllo della Corte penale internazionale (CPI) ha richiesto un’indagine esterna per le accuse di cattiva condotta che riguardano il procuratore capo della CPI Karim Khan. Nello specifico, quest’ultimo sarebbe accusato di molestie sessuali nei confronti di un membro del suo staff, ma rifiuta ogni addebito e sostiene che si tratti di una campagna di disinformazione contro di lui.
Khan era balzato agli onori della cronaca in maggio, quando aveva chiesto di emettere dei mandati d’arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant e tre leader di Hamas nella Striscia di Gaza (poi rimasti uccisi nei mesi successivi). Questo per crimini di guerra e contro l’umanità.
Tornando all’inchiesta esterna, la presidente dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP), Päivi Kaukoranta, ha indicato che è necessaria per “garantire un processo pienamente indipendente, imparziale ed equo”. Karim Khan ha dichiarato di aver accolto favorevolmente l’inchiesta esterna e “l’opportunità di impegnarsi in questo processo”. Ha annunciato anche che nel frattempo continuerà a svolgere le sue funzioni di procuratore.
Ancora nessuna conferma per i mandati d’arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant
Per quanto riguarda i mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant, la CPI non ha ancora deciso se concederli o meno. Lo scorso anno il procuratore aveva richiesto e ottenuto un mandato d’arresto della Corte nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, che a sua volta ne aveva emessi nei confronti di Khan.
Quest’ultimo ha sempre difeso l’indipendenza del suo ufficio indicando che anche ultimamente sono stati rivolti a lui e alla CPI numerosi attacchi e minacce.
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Telegiornale 11.11.2024, 12:30