La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso oggi, venerdì, un mandato d'arresto nei confronti di Vladimir Putin, per le sue responsabilità nei crimini di guerra perpetrati in Ucraina dopo la sua invasione da parte delle forze russe.
Più nel dettaglio, come indica un comunicato dello stesso alto tribunale, "la Camera preliminare II della CPI ha emesso un mandato d'arresto per due persone in relazione alla situazione in Ucraina: Vladimir Putin e la signora Maria Alekseyevna Lvova-Belova", la quale è commissaria presidenziale in Russia per i diritti dei bambini.
Entrambi, aggiunge la nota, sono ritenuti presunti responsabili "del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione russa".
I mandati d'arresto sono stati emessi a seguito delle richieste presentate dalla procura della CPI lo scorso 22 febbraio. "Gli incidenti identificati dal mio Ufficio includono la deportazione di centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di accoglienza per bambini. Molti di questi bambini, secondo noi, sono stati dati in adozione nella Federazione Russa", ha dichiarato in una presa di posizione il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan.
La CPI, istituita nel 2002 per giudicare i peggiori crimini commessi nel mondo, indaga da oltre un anno su eventuali crimini di guerra o contro l'umanità commessi durante l'offensiva russa in Ucraina. Nè la Russia nè l'Ucraina sono membri della CPI. Mosca nega le imputazioni di crimini di guerra. Kiev ha accettato la competenza della corte sul proprio territorio e collabora con il procuratore dell'alto tribunale Karim Khan.
Volodymyr Zelensky ha salutato il provvedimento della CPI, parlando di una "decisione storica, da cui partirà la responsabilità storica" e ringraziando la corte "per la volontà di consegnare davvero alla giustizia i colpevoli". Il presidente ucraino ha affermato che "sarebbe impossibile portare a termine un'operazione così criminale, senza l'ordine del massimo leader dello Stato terrorista", sottolineando che la deportazione di bambini è una "malvagia politica" della Russia.
"Le decisioni della CPI non hanno alcun significato per il nostro Paese, anche da un punto di vista giuridico", ha invece commentato una portavoce del ministero degli esteri di Mosca, aggiungendo che la Russia non ha alcun obbligo nei confronti della corte. Decisamente più greve la reazione, su Twitter, del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev: "Non c'è bisogno di spiegare dove dovrebbe essere usato questo documento", scrive aggiungendo l'emoji di un rotolo di carta igienica.
Quanto alla diretta interessata dal provvedimento, la commissaria Lvova-Belova, ha affermato che continuerà il proprio lavoro "per aiutare i bambini del nostro Paese e non lasciarli in una zona di operazioni militari".
Anche l'Unione Europea commenta con l'alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell: "Abbiamo sempre detto che gli autori dei crimini in Ucraina dovranno essere ritenuti responsabili: questo è solo l'inizio del processo". Borrell ha sottolineato che "l'UE sostiene il lavoro della Corte Penale Internazionale, non può esserci impunità".