Approfondimento

Incroci pericolosi nel Baltico

Due anni dopo l’attacco al Nord Stream, il presunto sabotaggio di due cavi per le telecomunicazioni ha riportato d’attualità la sicurezza delle vitali infrastrutture sottomarine

  • 21 novembre, 05:25
  • 21 novembre, 08:23
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Finlandia: indagine sul cavo tranciato

Telegiornale 20.11.2024, 20:00

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Di: Stefano Grazioli 

I teatri di conflitto non sono più quelli classici, la guerra ibrida si combatte ovunque, da internet al fondo dei mari, lungo il filo rosso che collega il flusso di informazioni e il loro controllo. Tra la Rete e la profondità delle acque il nesso è diretto, visto che sui fondali sono posati i grandi cavi che collegano Paesi e continenti nel villaggio globale. Mari e oceani sono dunque scenari centrali e strategici dove le infrastrutture di comunicazione, ma non solo, sono obbiettivi sensibili da difendere. O da attaccare.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e lo spostamento degli equilibri globali con l’ampliamento del fronte antitetico a quello dominante occidentale, guidato dagli Stati Uniti, hanno messo in evidenza la centralità delle questioni di sicurezza in questo ambito: soprattutto il Mar Baltico, dove si fronteggiano direttamente la Russia, compresa l’exclave di Kaliningrad, e vari Paesi della NATO, dalle repubbliche baltiche ex sovietiche alla Polonia, dalla Germania alla Finlandia e alla Svezia, è divenuto arena della battaglia sottomarina.

Da Nordstream all’Interconnettore baltico

Il caso più eclatante è quello del gasdotto Nordstream, sabotato da un commando ucraino nel settembre di due anni fa. L’attentato è avvenuto nella cornice della guerra tra Russia e Ucraina, ma ha avuto riflessi su tutto l’insieme di relazioni, non solo politiche, ma appunto economiche ed energetiche in Europa e nel mondo. La fine della dipendenza dal gas russo ha costretto la Germania a rivolgersi altrove per le proprie forniture, dalla Norvegia agli Stati del Golfo passando per gli Stati Uniti, innescando un effetto domino che ha condizionato, insieme all’andamento del conflitto, gli equilibri dell’intero sistema anche in altri Paesi, non solo in Europa. Il sabotaggio di Nordstream ha dimostrato la vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine e la conseguente necessità di accrescere le misure di sicurezza.

Nel 2023 il Mar Baltico è stato teatro di un sospetto incidente, o forse sabotaggio, quando la nave cinese Polar Bear ha trascinato la propria ancora sul fondale danneggiando un altro gasdotto, l’Interconnettore baltico, tra Finlandia ed Estonia. Se i danni sono stati relativi, Pechino ha declinato la volontarietà e l’episodio è stato derubricato ufficialmente a imprevisto, i dubbi però sul fronte occidentale sono rimasti e la NATO ha accresciuto controlli e misure di sicurezza.

Telecomunicazioni nel mirino

Gli episodi degli ultimi giorni, che hanno riguardato non gasdotti, ma cavi di telecomunicazione, hanno riportato all’attenzione il problema: un primo cavo è stato danneggiato nelle acque svedesi del Baltico, lontano dalle rotte di passaggio delle navi; il secondo tra l’isola svedese di Gotland e la Lituania, dove il traffico è comunque maggiore. Ignote le cause degli incidenti, o presunti tali, ma dopo la vicenda della Polar Bear le voci di un sabotaggio si sono rincorse da subito, tanto più che le autorità di Stoccolma hanno avviato immediatamente indagini in questo senso, con la Germania che ha offerto il proprio supporto.

Pechino ha smentito il proprio coinvolgimento, dopo che secondo alcuni media occidentali la nave cinese Yi Peng 3 sarebbe stata localizzata in zona al momento del danneggiamento. Anche la Russia ha voluto allontanare da sé i sospetti lanciati da varie cancellerie occidentali, rispondendo indirettamente al titolare della Difesa tedesco Boris Pistorius che aveva lanciato le accuse nel mucchio: “Nessuno pensa che i due cavi siano stati tranciati per sbaglio. Dobbiamo solo constatare che si tratta di un’operazione ibrida, al di là del fatto che non sappiamo chi l’ha compiuta“, queste le parole del ministro di Berlino

Al momento in ogni caso non si sa con esattezza se i due cavi siano stati danneggiati a causa di un incidente, ritenuto comunque plausibile dagli esperti, o da un atto di guerra non convenzionale, di cui per altro mancano al momento le prove. Certo è che la tensione è salita e il rischio di incidenti internazionali cresciuta, dato che negli spazi ristretti del Baltico gli incroci pericolosi, sopra e sotto le acque, sono frequenti.

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