Teheran ha respinto l'idea del presidente francese Emmanuel Macron, che incontrando Donald Trump giovedì in occasione del 75mo anniversario dello sbarco in Normandia, aveva evocato l'apertura di nuovi negoziati con l'Iran, al fine di raggiungere un nuovo accordo che limiti non solo il programma nucleare degli ayatollah ma anche la loro attività balistica.
"Estendere l'intesa ci avvicinerebbe solo all'obiettivo degli Stati Uniti di affossarla", secondo il portavoce del Ministero degli esteri Abbas Mussavi, che ha accusato i paesi europei (Francia, Gran Bretagna e Germania) di essere "incapaci di agire secondo gli impegni presi nel 2015" nel testo sottoscritto anche da Washington ma poi denunciato dalla Casa Bianca dopo l'arrivo del suo attuale inquilino.
Firmando quel documento, l'Iran si era impegnato a non dotarsi dell'arma atomica in cambio della soppressione di gran parte delle sanzioni nei suoi confronti, sanzioni che invece gli Stati Uniti inaspriscono senza sosta.
Venerdì è stata la volta della Persian Gulf Petrochemical Industries Company, il principale gruppo petrolchimico iraniano, che detiene il 40% della produzione del settore e il 50% delle esportazioni del paese in questo ambito. Viene sanzionato per il suo sostegno al corpo dei Guardiani della rivoluzione e con esso altre 39 aziende collegate.