Continua la caccia all’uomo in Israele dopo il sesto attentato dal 22 marzo, costati la vita in tutto a 19 persone. L’aggressione è accaduta nel Giorno dell’Indipendenza dello Stato ebraico a Elad, cittadina a prevalenza ortodossa nel centro del Paese, non lontana da Tel Aviv.
Il bilancio provvisorio è di tre morti e quattro feriti, assaliti da due uomini armati con un’ascia o un machete e con armi da fuoco. Le vittime sono ignari passanti in strada nella giornata di festa in due zone di Elad. Per l'occasione, le autorità avevano provveduto a chiudere i valichi di frontiera con la Cisgiordania e Gaza, fatta eccezione per motivi umanitari.
Gli aggressori si sono dati alla fuga a bordo di un furgone bianco, attivamente ricercato con l’ausilio di mezzi aerei e posti di blocco verso la linea di demarcazione con la Cisgiordania. I media israeliani hanno spiegato che delle tre persone ferite, due versano in gravi condizioni in un ospedale di Tel Aviv.
Dal canto suo Hamas ha spiegato tramite il portavoce Hazem Kassen che "l'operazione di giovedì è una conseguenza della collera palestinese per i ripetuti attacchi degli occupanti, delle loro istituzioni e dei loro coloni contro la moschea al-Aqsa". Il presidente palestinese Mahmoud Abbas invece ha condannato "l'omicidio di civili israeliani", deplorando che "la morte di questi ultimi e di palestinesi portano a un deterioramento della situazione".