Gli studenti italiani sono tornati in piazza in 30 città per contestare la presidente del consiglio Giorgia Meloni e per chiedere, tra l’altro, “una scuola pubblica ed accessibile, gratuita, inclusiva e libera da logiche di sfruttamento, subordinazione al mondo del lavoro e al militarismo, capace di rispondere ai bisogni di chi la vive”. Cortei e manifestazioni sono stati organizzati a Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Padova, Palermo, Cagliari... “Abbiamo manifestato in più di 30 città per difendere il nostro diritto a un’istruzione degna, libera e veramente accessibile. Vogliamo contare nelle decisioni che influenzano la nostra vita e il nostro futuro”, ha dichiarato Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, parole riportate dal quotidiano italiano la Repubblica.
Slogan, cartelli, manichini bruciati, foto di ministri imbrattate di rosso e anche scontri a Torino con le forze dell’ordine. Dopo gli scontri di sabato scorso a Bologna (per il corteo del movimento politico di estrema destra CasaPound), la temperatura continua dunque a salire nelle piazze italiane.
I maggiori problemi a Torino: nel corteo partito dalla stazione di Porta Susa era presente anche la componente pro Palestina, con gli antagonisti pure in piazza. I manifestanti - alcune centinaia - hanno dato fuoco ad un fantoccio con la foto del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, imbrattato bus e diversi monumenti, strappato la bandiera italiana dal Museo del cinema per sostituirla con quella palestinese. Hanno lanciato uova e petardi contro i poliziotti. Venti agenti sono rimasti feriti, la maggior parte per lo scoppio di un ordigno rudimentale contenente un gas urticante che ha causato un’intossicazione da cloro.
A Roma il corteo degli studenti ha raggiunto il ministero dell’istruzione e del merito (Mim). In testa uno striscione dei collettivi con la scritta: “Contro un governo di fascisti e sionisti”. Qui i partecipanti hanno applicato vernice rossa sui cartelli con i volti di Meloni e dei ministri Valditara e Anna Maria Bernini (responsabile del dicastero dell’università e della ricerca) per simboleggiare “le mani sporche di sangue per il genocidio del popolo palestinese”. Hanno quindi scritto la frase “Ministero della guerra” sull’asfalto davanti al Mim ed incollato al muro alcune bandiere della Palestina.
No Meloni day anche a Milano, dove il corteo è stato aperto da uno striscione con la scritta: “Studenti in rivolta contro repressione, genocidio e merito”. Comparsa anche una foto della premier con il volto imbrattato di vernice rossa e tante bandiere palestinesi. A Napoli gli studenti anno esposto uno striscione: “Soldi alla scuola e non alla guerra”. Sono stati lanciati fumogeni.
Insorge la presidente del Consiglio. Giorgia Meloni (di Fratelli d’Italia), che parla di “inaccettabili scene” e si augura che “certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.
Condanna alle violenze arriva anche dalla segretaria del Partito democratico Elly Schlein, che però non risparmia una frecciata al governo. “Solidarietà e vicinanza agli agenti delle forze dell’ordine feriti. Il diritto alla protesta, a manifestare e a scioperare non può e non deve mai - sostiene - essere confuso con l’aggressione violenta nei confronti di nessuno. La violenza è intollerabile, così come - aggiunge - la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe fare nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo”.
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