Erano state presentate come elezioni altamente imprevedibili, e gli exit poll lo hanno confermato. Perché se i Tory erano accreditati - dall’unanimità dei sondaggi - nettamente in testa, la rimonta degli ultimi giorni dei Labour aveva suggerito un arrivo al foto-finish, magari persino un hung parliament, un parlamento bloccato.
Allo scoccare delle 10 di sera locali (le 23 in Svizzera), alla chiusura dei seggi, ecco la sorpresa. Le proiezioni elaborate sulla base dei sondaggi all'uscita dei seggi (i risultati sono attesi per venerdì mattina) danno il clamoroso trionfo di Boris Johnson, che sembra proprio aver vinto la sua scommessa. I suoi Tory sono accreditati di 368 seggi su 650. Una crescita di 50 deputati rispetto alla passata legislatura che assicura una maggioranza addirittura di 86 deputati. La più ampia per i Tory da quella del 1987 di Margaret Thatcher.
Un disastro per i Labour, questa prima proiezione: fermo a 191 deputati (-71 deputati rispetto al 2017), il partito di Jeremy Corbyn sembra destinato alla peggiore elezione dei tempi moderni (sarebbe al minimo dal 1935). Un epilogo - ancora tutto da confermare dallo spoglio dei voti - ma che fornisce già una chiara indicazione, se è vero che il margine di errore degli exit poll, nel passato recente, è stato contenuto a 20 deputati.
Il Regno Unito sembra proprio aver deciso, in maniera chiara e inequivocabile: fiducia a Boris Johnson, per risolvere - una volta per sempre - quella saga senza fine che è la Brexit.
Dominio secessionista in Scozia
Un risultato in netta controtendenza emerge in Scozia dove, stando agli exit poll, gli indipendentisti dell'SNP di Nicola Sturgeon, decisi a chiedere una rivincita referendaria anche e soprattutto sulla secessione da Londra come risposta alla Brexit, fanno il pieno quasi azzerando l'avanzata del 2017 dei conservatori. L'SNP è data a quota 55 seggi su 59 disponibili, a un soffio dal record storico delle elezioni del 2015.