Gli investigatori kenioti hanno trovato, ieri, venerdì altri 29 corpi, portando a 179 il bilancio delle vittime del "massacro di Shakahola" in una foresta del Kenya sud-orientale. Lì si riuniva una setta il cui leader invocava il digiuno per "incontrare Gesù".
La polizia ritiene che la maggior parte dei corpi ritrovati vicino alla città costiera di Malindi siano di seguaci della setta guidata da Paul Nthenge Mackenzie, ex tassista e autoproclamatosi "pastore" della Good News International Church da lui fondata. Il prefetto regionale, che ha annunciato l'ultimo bilancio delle vittime, ha aggiunto che venerdì nessuno è stato tratto in salvo nell'area boschiva. Le forti piogge avevano interrotto le operazioni di ricerca e riesumazione la scorsa settimana, per poi riprendere solo negli scorsi giorni.
In totale sono state arrestate 25 persone, tra cui Mackenzie e i suoi "guardiani" incaricati di controllare che nessun seguace rompesse il digiuno o fuggisse dalla foresta. Mercoledì un tribunale ha ordinato il mantenimento della detenzione di Paul Nthenge Mackenzie. Le autopsie dei primi corpi mostrano che la maggior parte delle vittime è morta di fame, presumibilmente dopo aver seguito le predicazioni di Mackenzie. Alcune vittime, tuttavia, compresi i bambini, sono state strangolate, picchiate o soffocate.