di Bettina Müller e Thomas Paggini, inviati RSI in Ucraina
A Posad-Prokovske l’asilo, la scuola e gran parte delle abitazioni, non esistono più. I palazzi più grandi sono stati sventrati dai bombardamenti del marzo scorso. Diversi abitanti sono sopravvissuti nascosti, per giorni, in uno scantinato. Altri non ce l'hanno fatta. Il villaggio, a metà strada tra Mykolaïv e Kherson è ridotto a un cumulo di macerie.
Prima della guerra era un comune che viveva di agricoltura, con le case colorate e quasi 2’500 abitanti. Oggi vi vivono meno di 300 persone: senza luce, senza acqua corrente e riscaldamento. Anche i beni di prima necessità arrivano sporadicamente, grazie agli aiuti internazionali. La ricostruzione, qui, è ancora lontana. "Credo che la vita migliorerà, e magari ricominceremo a seminare i campi - dice Olga, una loquace signora da poco tornata a casa - voglio piantare cipolle e pomodori, come prima della guerra".
I campi, però, sono disseminati di mine di tutti i tipi: antiuomo, anticarro, a grappolo. Coltivarli è ancora impossibile. E Posad-Prokovske non è un caso isolato. La situazione è identica in moltissimi comuni della zona di Kherson, occupati dalle truppe russe, persi e riconquistati in otto mesi di combattimenti, fino alla definitiva liberazione.
Mimetizzata
Anche il villaggio di Pravdyne viveva di agricoltura. Ora molte abitazioni non sono abitabili proprio a causa delle mine e delle trappole esplosive. Aleksandr Dvoretska, comandante di un gruppo di sminatori, afferma che l’obiettivo delle truppe russe è colpire i civili che ritornano a casa, perché le bombe sono dappertutto: “Le hanno piazzate tra le cose dei bambini, tra gli oggetti di casa, all'ingresso del cimitero, negli spazi pubblici, nei negozi, nell'ufficio postale, nelle cucce dei cani". Ci vorrà un anno solo per bonificare il territorio comunale, e secondo stime governative tra il 30 e il 40% di tutto il territorio ucraino è ricoperto di mine antiuomo.
Ma gli sminatori raccontano anche di crimini inflitti ai civili durante l’occupazione. Atrocità simili a quelle documentate a Bucha e in altre zone del paese che con il passare del tempo emergono anche qui. Solo a Pravdyne, nel dicembre scorso, gli investigatori ucraini hanno riesumato i corpi di sei civili: legati e uccisi con un colpo alla testa.