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Destini ucraini: il medico che ha scelto il fronte

La storia di un chirurgo estetico che ha combattuto nel Donbass - Ha filmato la sua guerra per mostrare "il fattore umano". Ferito, continuerà la sua battaglia

  • 24 febbraio 2023, 15:06
  • 20 novembre, 11:53
03:38

RG 12.30 del 24.2.2023 Il reportage di Bettina Müller

RSI Info 24.02.2023, 14:13

  • RSI/Bettina Müller
Di: di Bettina Müller, inviata RSI in Ucraina 

La guerra ha stravolto le vite di tutti gli ucraini. Un anno fa, il dottor Alexey Sinovez faceva il chirurgo estetico a Odessa, subito dopo l’invasione russa si è arruolato come soldato al fronte in Donbass e lì curava i commilitoni feriti. Poi è rimasto lui stesso gravemente ferito. Ed è ritornato a Odessa per curarsi. Questa la sua storia e le sue riflessioni sull’anno di guerra trascorso.

"Interventi di ringiovanimento facciale, plastiche al seno, liposuzioni…era questo il mio lavoro. Un lavoro bellissimo. Che svolgevo con successo. Avevo anche operato diversi soldati con delle ustioni al viso. E avevo fatto il servizio militare in una brigata di Odessa. Quindi il 7 di marzo, mi sono arruolato. Mi ricordo la data. Era il giorno prima della festa della donna. Non volevo limitarmi a fare il chirurgo di guerra. Volevo combattere e assistere i soldati direttamente al fronte. Siamo partiti per il fronte prima nella regione di Donetsk e poi di Lugansk".

Alexey Sinovez filma tutto con la sua telecamera frontale go-pro. I momenti d’attesa in trincea, i combattimenti, gli interventi per soccorrere i soldati feriti- che spesso non ce la fanno a sopravvivere.

Perché filma tutto?

"Probabilmente per mostrare il fattore umano. Perché guardando la guerra dall'esterno, sembra qualcosa di astratto. Cioè la prendiamo come la trama di un film o come una storia astratta su un paese lontano. Ho filmato tutto per far vedere questa guerra attraverso gli occhi di un soldato comune. E mostrare l'elemento umano. Tutte quelle persone che muoiono, erano vive fino a un attimo prima, sono proprio come noi. Avevano le loro professioni civili, le loro famiglie, volevano vivere, non volevano morire".

Deve essere strano per uno come lei combattere al fronte contro i russi, che parlano la sua stessa lingua e potrebbero essere i suoi parenti…

"Certo. La mia lingua madre è il russo. Ho imparato l’ucraino a scuola. Pensavamo che i russi fossero i nostri fratelli. Se guardavamo il calcio e nel campionato c’era una squadra russa, facevamo il tifo per loro come se fossero i nostri. Mi è successo più volte di piangere quando in una partita di calcio perdevano i russi. E poi, dal il 2013, è iniziata una sorta di guerra dell'informazione. Per qualche motivo i russi hanno iniziato a dire che sono migliori di noi, più forti, più intelligenti. E per qualche motivo hanno cominciato a raccontare un sacco di bugie sul fatto che siamo fascisti, nazisti, che uccidiamo i bambini. Non abbiamo commesso quelle atrocità, parliamo il russo come loro. Ma gradualmente sono diventati degli estranei".

Lei ha combattuto per sei mesi in Donbass. Con che tipo di soldati russi vi siete confrontati?

"Contro di noi avevamo la 25esima brigata russa. Hanno molta esperienza di guerra in Cecenia, in Siria e c’erano anche uomini delle GRU, le Forze speciali russe. Alcuni li abbiamo visti da vivi, molti da morti. Tra i morti c'erano soprattutto persone di origine slava. Ma c’erano anche diversi cadaveri di ceceni con la barba. E molti soldati russi con cui ci siamo scontrati avevano tratti asiatici. Una volta uno di loro è corso dritto verso la nostra posizione. L’abbiamo colpito e ucciso".

Ci racconti del giorno in cui è rimasto ferito

"Eravamo a Belogorsk nella regione di Lugansk. Dovevamo tenere a bada il nemico per consentire alla nostra artiglieria di riorganizzarsi. Avevamo l'ordine di restare lì fino alla morte, di non ritirarci. Sapevamo quindi che non ci saremmo ritirati. Non avevamo altra via d'uscita. Ma alla fine il nemico ha preso la nostra posizione. Il giorno in cui fui ferito, i ragazzi rimasti in posizione morirono tutti".

Ma lei riuscì a salvarsi, a essere evacuato. In quale stato?

"Avevo una commozione cerebrale. Perché a un metro dalla mia testa, mentre ero sdraiato in una buca, è esplosa la granata di un carro armato. Ed è stato intenso. Prima di tutto, ho rotto le ossa facciali a causa dell'esplosione da dietro. Sono rimasto sordo. Per fortuna con gli apparecchi acustici riesco a sentire. Mi hanno colpito quattro schegge in testa, e il mio elmetto è stato strappato. E una scheggia mi ha strappato i pantaloni e un pezzo di pelle dalla gamba e dei genitali. Spero che torneranno a funzionare…".

"Ma i primi mesi sono stati difficili. Avevo sempre conati di vomito, non riuscivo a camminare e facevo molta fatica a sopportare la pressione che sentivo in testa e i picchi di dolore. Ora, grazie a Dio, le cose hanno iniziato a sistemarsi. Insomma, le orecchie fischiano ancora. I mal di testa sono ancora presenti, ma molto meno rispetto ai primi mesi dell'infortunio. Senza gli apparecchi acustici, sono completamente sordo. Ma tra poco tornano ad operarmi e tra pochi mesi potrò tornare a combattere. Non più come lanciagranate. Non posso più correre, trasportare feriti, trasportate pesi. Ma sarò in grado di combattere come pilota di droni. Mi curerò ancora fino all'autunno, ma le mie condizioni di salute mi permettono già di esercitarmi con queste nuove truppe.”

Vede delle possibilità di pace con la Russia?

"Noi vogliamo soprattutto la pace. La nostra motivazione principale in guerra è stata quella di proteggere le nostre case e le nostre famiglie, in modo che ciò che è successo a Bucha, per esempio, o a Irpin, non possa più succedere. Naturalmente vogliamo la pace. Ma come diceva Mao Zedong, la pace è fatta solo dai forti. Quindi, per ottenere finalmente la tanto attesa pace, non una tregua, ma la pace, dovremo vincere, con la forza militare".

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Aiuti al fronte

RSI/Betina M\u00fcller 23.02.2023, 11:51

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