Lo spoglio delle schede del referendum per l’indipendenza curda nel Kurdistan iracheno conferma una vittoria del "sì". Svoltosi ieri senza incidenti di rilievo, secondo i dati provvisori il 93% ha votato a favore e l’affluenza è stata del 78%, su un totale di 5 milioni di aventi diritto al voto.
Osteggiato da Baghdad e da quasi tutta la comunità internazionale tra cui Turchia e Iran (Israele è tra i pochi a favore), il voto rischia di avere “effetti potenzialmente destabilizzanti”, come dichiarato dal segretario generale dell’ONU Antonio Guterres.
Forze armate turche e irachene hanno infatti cominciato oggi una serie di esercitazioni congiunte in nei pressi del valico di frontiera di Habur vicino al Nord dell’Iraq.
Esercitazioni congiunte Turchia - Iraq
Il presidente turco Erdogan, sebbene sostenga da anni il governo curdo-iracheno, conferma di non accettarne i propositi indipendentisti: oltre a minacciare sanzioni, come la chiusura degli oleodotti, ha ricordato che le forze militari “non si trovano lì per caso”. Il premier iracheno Haidar al Abadi dal canto suo ha dichiarato stamani che le autorità di Baghdad "non intendono discutere con Erbil dei risultati del referendum", perché quest'ultimo "è incostituzionale".
Massoud Barzani, presidente del Kurdistan Iracheno, aveva comunque tranquillizzato sul fatto che al voto non sarebbe seguita una dichiarazione di indipendenza, ma auspica l’inizio di una “discussione seria” con Baghdad.
ATS/AFP/Bleff