Via Maometto, benvenuto Rama. La prima pietra del futuro tempio dedicato alla divinità indù poggia su una sentenza della Corte suprema indiana, che a novembre aveva dato il via libera alla sua costruzione e compensato la comunità musulmana con la concessione di un terreno per l'edificazione di una moschea.
Un tentativo di scongiurare le tensioni interreligiose nell'India a trazione induista del premier Narendra Modi. Rama si installerà così nel luogo in cui alcuni induisti ritengono sia nato, che è però anche il luogo dove sorgeva una moschea del sedicesimo secolo, la cui demolizione una trentina di anni fa per mano di attivisti indù aveva provocato scontri interreligiosi e 2’000 morti in tutto il paese.
La cerimonia di oggi è stata di basso profilo, in una città - Aidia - desertificata a causa del coronavirus e presidiata da 3’000 paramilitari. Davanti a 175 invitati, tra cui leader del suprematismo induista e rappresentanti musulmani, Modi ha intrecciato motivi nazionalistici e sanitari: "In epoca di pandemia, è molto importante seguire l'esempio di Rama che ha improntato al sua esistenza al decoro. Oggi decoro significa indossare la mascherina e mantenere due metri di distanza"
La data odierna è stata scelta per ragioni astrologiche - hanno fatto sapere gli organizzatori della cerimonia - ma non può sfuggire la singolare concomitanza con l'anniversario della revoca dell'autonomia del Kashmir, l'unico Stato indiano in cui i musulmani sono la maggioranza.