Il premier olandese Mark Rutte, in un atteso discorso all'Aia, ha pronunciato lunedì le scuse dei Paesi Bassi per il ruolo avuto all'epoca dello schiavismo, da lui definito un crimine contro l'umanità. Nel frattempo, sette ministri si sono recati in altrettante ex colonie caraibiche per discutere della questione con gli abitanti.
"Oggi presento le scuse a nome del Governo per le azioni dello Stato olandese nel passato. Lo faccio a titolo postumo a tutti gli schiavi del mondo intero che hanno sofferto, alle loro figlie, ai loro figli e a tutti i loro discendenti", ha detto Rutte.
La data scelta - nota da novembre - ha suscitato dibattito nelle ultime settimane: le organizzazioni per la commemorazione dei 150 anni della fine dello schiavismo avrebbero preferito il 1° luglio, il giorno della ricorrenza, chiamata nella lingua del Suriname "Keti Koti", ovvero "spezzare le catene". Silveria Jacobs, premier di Sint Maarten, aveva affermato che non avrebbe accettato le scuse presentate oggi. L'abolizione ufficiale risale per la precisione al 1° luglio 1863, ma la pratica si concluse effettivamente solo 10 anni dopo, al termine di un periodo di "transizione".
Lo schiavismo ha contribuito al cosiddetto "secolo d'oro olandese", a cavallo fra il XVI e il XVII. Dall'Africa 600'000 persone vennero deportate in Sudamerica e nei Caraibi. Rutte ha sostenuto a lungo che le scuse non erano opportune, perché quei fatti risalgono a troppi anni fa e rievocarli avrebbe ravvivato le tensioni in un Paese in cui l'estrema destra rimane forte. Poi ha cambiato idea, anche se solo una minoranza della popolazione era a favore del passo compiuto ora: il 38% stando ai sondaggi.
Notiziario 16.00 del 19.12.2023
Notiziario 19.12.2022, 17:10
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