La fine della schiavitù negli Stati Uniti diventa una festa nazionale. Prima il Senato e ora la Camera hanno approvato un provvedimento che istituisce come festa federale il 19 giugno, giorno che nel 1865 segnò la fine della schiavitù nel Paese. La legge è stata firmata giovedì dal presidente USA Joe Biden, al ritorno dal suo viaggio all’estero, e l'emancipazione degli schiavi verrà celebrata già domani, sabato.
“Le grandi nazioni non ignorano i loro momenti più dolorosi, i loro errori, ma li ricordano per guarire, per migliorare” ha detto Joe Biden subito dopo aver firmato la legge. Ed è una decisione altamente simbolica quella presa dalla politica statunitense. Finora il 19 giugno, chiamato negli States Juneteenth, era celebrato a livello statale, locale, quasi esclusivamente dalle comunità afroamericane. Da domani, invece, sarà una vera e propria festa nazionale – con scuole e uffici pubblici chiusi.
“Istituire una giornata come questa, in tutto il Paese, non si fa con leggerezza” ha detto la vicepresidente Kamala Harris, “lo facciamo per fermarci, ricordare la nsotra storia e fare il punto su dove andremo”.
Dalla morte di Geroge Floyd, dalle proteste dei movimenti antirazzisti dell’anno scorso, il 19 giugno ha assunto un valore sempre più grande per sempre più statunitensi. Juneteenth era già una festività in 46 stati su 50 ma ora la firma di Biden - dicono gli attivisti tra i quali il figlio di Martin Luther King Jr- farà si che “tutti possano ricordare i sacrifici della comunità afroamericana e il fatto che il Paese è ancora attraversato da profonde disuguaglianze”.
L’ultima festività nazionale voluta dalla politica è stata istituita quasi 40 anni fa. Si tratta del Martin Luther King day, ogni terzo lunedì di gennaio, che da domani non sarà più la sola giornata negli Stati Uniti per combattere contro la discriminazione razziale.