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L'Ucraina che aspetta l'inverno

Sono emerse le prime crepe, ma Zelensky è ancora saldo in sella, forte del sostegno popolare e gli oligarchi sono ai margini - All'orizzonte però problemi energetici e il default che si avvicina

  • 16 agosto 2022, 07:50
  • 20 novembre, 15:18
Volodymyr Zelensky con il presidente del Parlamento Ruslan Stefanchuk e il premier Denys Shmyhal alla firma in febbraio del documento con cui Kiev chiedeva di aderire all'UE

Volodymyr Zelensky con il presidente del Parlamento Ruslan Stefanchuk e il premier Denys Shmyhal alla firma in febbraio del documento con cui Kiev chiedeva di aderire all'UE

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Di: Stefano Grazioli 

Dopo quasi sei mesi di guerra, e nessuna tregua in vista, l’Ucraina si appresta ad affrontare un autunno e un inverno molto difficili. Da una parte il conflitto, dall’altra le conseguenze sull’economia, con il Paese avviato verso il default e la situazione energetica molto precaria che in caso di peggioramento potrebbe lasciare al freddo e al buio le regioni del sud-est.

Un soldato russo di guardia alla centrale idroelettrica di Khakovka

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In questo contesto la situazione politica interna è però relativamente stabile: il presidente Volodymyr Zelensky gode di un ampio supporto popolare; la competizione politica, sempre ricca di faide, è stata sostanzialmente sospesa in nome dell’unità nazionale; gli oligarchi sembrano spariti dalla circolazione a causa di una guerra che sta ridimensionando non solo i loro patrimoni, ma anche il loro ruolo di burattinai dietro le quinte. Ma il quadro potrebbe anche cambiare, poiché il sistema ucraino è costruito su fragili fondamenta.

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Telegiornale 12.08.2022, 14:30

Democrazia sospesa

Sino ad ora Zelesnky è riuscito a mantenere saldamente la guida del Paese. Il fronte contro il nemico comune ha rinsaldato presidente e Governo, che per diverse cause hanno rafforzato la verticale del potere. Da un lato appunto l‘invasione russa ha fatto dissolvere le controversie tra maggioranza e opposizione moderata: la faida tra l’attuale capo di Stato e l’ex presidente Petro Poroshenko, accusato lo scorso anno di alto tradimento e in odore di processo, è stata seppellita il 24 febbraio con l’inizio dell’attacco russo.

Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky, rivali alle presidenziali di tre anni fa, hanno temporaneamente seppellito l'ascia di guerra

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Dall’altro l’ala estremista, quella dell’opposizione filorussa, con Piattaforma – Per la Vita, secondo partito in Parlamento, è stata messa fuori gioco con la messa al bando costituzionale. La legge marziale ha consentito la sostanziale sospensione della democrazia, accompagnata anche dal controllo mediatico, imposto con l'unificazione delle reti televisive ucraine.

Il cerchio magico

Il gruppo dirigente che ruota intorno al presidente ha in mano le redini del Paese ancor più di prima, dopo che comunque Zelensky nella primavera del 2019 aveva vinto a furor di popolo contro Poroshenko e nell’autunno dello stesso anno aveva conquistato la maggioranza assoluta alla Rada.

Un uomo in bicicletta supera un mezzo corazzato fermo nella regione di Kharkiv

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L’andamento del conflitto, che al di là della propaganda vede al momento oltre un quinto dell’Ucraina sotto il controllo russo e poche possibilità di invertire radicalmente il corso nel breve e medio periodo, ha fatto però aprire le prime crepe nel cerchio magico presidenziale e si sono viste le prime teste rotolare, fra cui quelle della procuratrice generale Iryna Venediktova e del capo dei servizi segreti Ivan Bakanov.

Al Governo il premier Denis Shmyhal e il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov sono ancora al loro posto, ma più la situazione economica si farà critica e quella sul terreno si congelerà intorno ai territori già conquistati dalla Russia, più crescerà la possibilità di una girandola di poltrone. E sul medio periodo aumenterà anche la pressione nei confronti dello stesso Zelensky, che dovrà aspettarsi un ritorno dell’opposizione guidata da Poroshenko.

Gli oligarchi

Petro Poroshenko, capo di stato dal 2014 al 2019, non è solo il leader del maggiore partito di opposizione, ma anche uno dei più potenti oligarchi della nazione. È l’unico ora in prima linea, proprio per la sua funzione politica, mentre gli altri, abituati a gestire le questioni politiche ed economiche del Paese da posizioni poco esposte, hanno dovuto adottare un basso profilo, dovendo assecondare comunque la linea della Bankova (sede del palazzo presidenziale a Kiev) e quella dei suoi sostenitori, Stati Uniti in primis.

Rinat Akhmetov ha visto dissolversi il suo impero economico nel Donbass

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  • reuters

È calato il sipario quindi su Rinat Akmetov, una volta l’uomo più potente in Ucraina, che sta vedendo dissolversi il suo impero nel Donbass e ha deciso di cedere comunque tutti i suoi asset mediatici, tv e giornali, piegandosi in qualche modo, forse per la prima volta, alla necessità di salvare il salvabile.

Igor Kolomoisky, oligarca ferocemente antirusso, ha sponsorizzato l'ascesa di Volodymyr Zelensky

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  • reuters

Silenzio anche su Igor Kolomoisky, il più antirusso degli oligarchi ucraini, che ha però avuto il difetto di mettersi contro Zelensky dopo essere stato il suo principale sponsor tre anni fa: via la cittadinanza e anche su di lui l’ombra di processi ed espropriazioni. Vita non meno dura un po’ per tutti gli altri potenti, da Victor Pinchuk a Dmytri Firtash, solo per citare un paio di nomi presi dal mazzo: il primo, filoccidentale, genero dell’ex presidente Leonid Kuchma, il secondo, filorusso, buon alleato dell’altro ex capo di Stato Victor Yanukovich.

Per tutti la priorità non è più la politica, ma quella di salvaguardare i propri interessi. Almeno fino quando arriverà il default e l’Ucraina dovrà fare i conti con un’ondata di privatizzazioni i cui attori principali stavolta non saranno gli oligarchi, ma gli attori internazionali, i creditori pubblici e privati stranieri.

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