Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo videomessaggio quotidiano di mercoledì ha garantito che il suo Paese si appresta ad aumentare le proprie esportazioni di elettricità in direzione dell'Europa, per sostenerla di fronte alla pressioni energetiche russe. Da marzo il sistema ucraino è sincronizzato con quello del resto del continente e non più con quello russo, il che facilita gli scambi, ma in questo momento Kiev più che avere energia da cedere ne dovrà importare.
Poche settimane fa lo stesso Zelensky aveva bloccato le esportazioni di gas e carbone, dando la priorità ai bisogni interni, e il prossimo inverno "sarà il più difficile della storia" dal profilo del riscaldamento, come ha ammesso il premier Denis Shmyhal, che nei giorni scorsi ha chiesto aiuto agli Stati Uniti. L'Ucraina soddisfa un quarto del suo fabbisogno energetico con il gas e quello liquido statunitense non può in ogni caso arrivare in assenza di rigassificatori.
Metà del fabbisogno è di provenienza nucleare e da marzo la maggiore centrale, quella di Zaporizhia, è in mano all'invasore. Già in autunno potrebbe essere attaccata alla rete russa. Infine c'è il carbone, che arriva in particolare dal Donbass, in gran parte occupato dalle truppe del Cremlino.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia, conquistata dai russi in marzo
Le forze russe hanno preso il controllo mercoledì pure del secondo maggiore impianto dell'Ucraina, quello a carbone di Vuhlehirsk, a nord-est della città di Donetsk, in un'area in cui i soldati di Mosca continuano ad avvicinarsi lentamente alle città di Bakhmut e Soledar. Lo ha reso noto giovedì il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych.