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Cento giorni da Trump

Tra dazi, strappi alla diplomazia e tagli nell’amministrazione, una retrospettiva sulle mosse del presidente americano che hanno “terremotato” il mondo

  • Oggi, 15:51
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Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca lo scorso 20 gennaio

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Di: ATS/AFP/Spi 

È ormai arrivato il traguardo dei cento giorni dal ritorno, lo scorso 20 gennaio, di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel ripercorrere le decisioni e le mosse più significative di questo “traguardo” breve non si può dimenticare quando il presidente degli Stati Uniti promise che gliene sarebbe bastato uno solo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.

Ma al di là di questo, negli ultimi tre mesi la “dottrina” Trump ha cambiato a ritmo vertiginoso soprattutto le relazioni tra Washington e il resto del mondo. Inoltre, con più di 140 ordini esecutivi, il 78enne (in piena forma fisica e cognitiva ha certificato la visita medica) è in intervenuto in quasi tutti gli ambiti di sua competenza.

Sono dazi questi americani

A cominciare dall’economia. Secondo Trump praticamente tutti i Paesi hanno sfruttato gli Stati Uniti e l’Unione Europea è stata creata solo per trarre vantaggio dallo storico alleato. La sua cura? I dazi.

Liberation Day: il giorno in cui piovvero dazi.jpg

Liberation Day: il giorno in cui piovvero dazi

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Lo scorso 2 aprile, da lui ribattezzato “Liberation Day”, ha annunciato pesantissimi aggravi d’importazione sulle merci provenienti dai principali mercati mondiali. Indimenticabile l’immagine del presidente che mostra, su un cartellone, la sua “ritorsione” con dazi fino al 49% (Cambogia). Ma a conquistarsi le prime pagine sono gli aggravi del 34% sui prodotti cinesi, del 20% su quelli dell’UE e del 31% su quelli svizzeri.

Nei mercati mondiali si scatena la paura, ma anche a Wall Street la caduta è rovinosa con l’indice Dow Jones che perde 4’000 punti in 48 ore. Le borse crollano ancora il 7 aprile. Davanti a queste reazioni Trump si vede costretto a fare marcia indietro e annuncia il congelamento per 90 giorni dei dazi, per negoziare.

Tuttavia restano ancora in vigore le tariffe del 10% per quasi tutti i Paesi, del 25% per Messico e Canada e fino al 145% per la Cina. A questi si aggiungono i dazi su automobili, acciaio e alluminio del 25%. Negli USA intanto cresce la preoccupazione per l’aumento significativo dei prezzi e il dollaro soffre nei confronti dell’euro.

Gli europei? “Parassiti”

Gli europei hanno avuto la prima avvisaglia del deterioramento delle relazioni con gli USA a metà febbraio, quando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il vicepresidente JD Vance ha sferrato un attacco insolitamente duro agli alleati e li ha messi in guardia da una minaccia alla democrazia.

Lo scorso 25 marzo, durante una conferenza stampa, lo stesso Trump ha definito gli europei come “parassiti”. Sempre tra gli “strappi” diplomatici va annoverato quello con il suo vicino settentrionale, il Canada, minacciato a più riprese di venire incorporato come 51° Stato federale. Il presidente ha insistito anche sul fatto che gli Stati Uniti dovrebbero ottenere la Groenlandia, oggi regione autonoma all’interno del Regno di Danimarca.

Casa Bianca e San Pietro, scatti d’ira e di pace

Dazi a parte, il vero “momento televisivo” dei primi 100 giorni ha luogo il 28 febbraio alla Casa Bianca, con il trattamento senza precedenti riservato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che Trump e il suo vicepresidente hanno accusato di mancanza di gratitudine. In occasioni successive, Trump ha alternativamente detto che è stato Zelensky ad aver iniziato la guerra contro il grande vicino russo o di non averla impedita.

Momenti di tensione alla Casa Bianca.jpg

Momenti di tensione alla Casa Bianca

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“Quando cominci una guerra - questo il suo pensiero - devi sapere che puoi vincerla. Non inizi una guerra contro qualcuno che è venti volte più grande di te e poi speri che qualcuno ti dia qualche missile”. Al contrario, Trump ha mostrato spesso maggiore simpatia per il presidente russo Vladimir Putin e, secondo i critici, segue persino la sua narrazione sulle origini del conflitto. Anche qui non sono da escludere cambi di rotta, l’altro momento iconico dei 100 giorni è stato indubbiamente l’incontro con Zelensky nella Basilica di San Pietro, a margine dei funerali del Papa. L’ultimo Trump ha detto che Putin deve smettere di colpire e fare un accordo di pace.

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A San Pietro, quasi una confessione

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Il confronto duro con la Cina, ma non su iPhone e laptop

La Cina è un chiaro avversario di Trump che ha imposto i dazi più elevati al Paese asiatico. Ma anche qui c’è stata una clamorosa retromarcia quando è emersa l’esenzione temporanea dei prodotti elettronici come smartphone e laptop, poiché gli Stati Uniti dipendono troppo da queste forniture. Sebbene Trump sostenga sempre che il presidente cinese Xi Jinping sia un amico, a quanto pare non ha fatto nulla per alleggerire la situazione. Inizialmente Trump ha dichiarato più volte di essere in attesa di una chiamata da Pechino. Sui negoziati i resoconti divergono. L’amministrazione americana sostiene che ci sono contatti quotidiani. In pieno stile Trump, la Cina afferma che si tratta di “fake news”.

Contro l’immigrazione riesumate leggi di guerra

Da quando è entrato in carica, Trump ha adottato una linea dura sull’immigrazione. Quasi nessuno può passare al confine con il Messico e gli stranieri indesiderati sono stati a volte espulsi dagli Stati Uniti con una legge di guerra del 1789. Il presidente statunitense ha dichiarato “organizzazione terroristica” un cartello della droga venezuelano per rendere più facile l’azione contro di loro. E anche nei casi in cui c’erano dubbi sull’espulsione, Trump ha ignorato persino le sentenze dei tribunali.

Inizialmente, secondo i sondaggi, questa linea dura gli ha garantito un sostegno popolare per molte settimane. Tuttavia, un recente sondaggio di Washington Post-ABC-Ipsos ha rivelato che il 53% rifiuta questo approccio sulla migrazione.

Le forbici di Musk sull’amministrazione

Il miliardario Elon Musk, il più noto finanziatore di Trump, e il suo team DOGE (Department of Government Efficiency) hanno messo a soqquadro quasi tutti i dipartimenti governativi e le agenzie federali con tagli occupazionali massicci. Secondo le stime di diversi media, più di 200’000 persone sono state licenziate.

Trump con Musk durante lo spot "Tesla" alla Casa Bianca.jpg

Trump con Musk durante lo spot "Tesla" alla Casa Bianca

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Trump giustifica i tagli sostenendo che la burocrazia va sgonfiata; gli piace definire pigri i dipendenti federali. In altri casi, i tagli hanno ragioni ideologiche. Ad esempio, l’agenzia statunitense per gli aiuti allo sviluppo USAID sarà smantellata entro il 1° luglio. La ritirata sul fronte di quello che viene definito il “soft power” americano si è fatta sentire, in termini economici ed occupazionali, anche a Ginevra, palcoscenico mondiale dei rapporti internazionali .

L’arma dei finanziamenti contro le università d’élite

Sotto Trump, il Dipartimento federale dell’Istruzione è stato di fatto sciolto e migliaia di persone sono state licenziate. Questa istituzione, secondo il presidente, rappresenta uno spreco di miliardi e i singoli Stati possono occuparsi meglio delle loro scuole.

La reazione del mondo accademico.jpg

La reazione del mondo accademico

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Nel mirino sono finite anche alcune università d’élite del Paese, che Trump accusa di avere un atteggiamento di sinistra. Come arma di ricatto, in questi primi mesi, è intervenuto con tagli ai finanziamenti che in alcuni casi ammontano a miliardi e sempre nuovi decreti. Ad opporsi finora è stata solo l’università di Harvard, che il presidente ha definito come “anti-semita” e “una minaccia per la democrazia”.

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Incontro tra Trump e Zelensky

Telegiornale 26.04.2025, 20:00

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