Pedro Bello Junior accoglie i turisti in infradito nei piccoli locali della Cuba Tobacco Cigar. I sigari fanno bella mostra di sé in teche ordinate. Quasi nessuno degli avventori sa che in queste ore si gioca il futuro della Little Havana, il cuore cubano di Miami. Marco Rubio, 44 anni, figlio di un barista fuggito dall’isola, vuole diventare il 45esimo presidente degli USA. Raul Montela, esule qui da 40 anni, dice che non ce la farà mai. L’America non vuole un politico, ripete come un mantra. Intanto le tessere del domino quasi schioccano sui tavolini pulitissimi del “Parco Domino”.
Scatti dietro alle quinte
Decine di anziani immigrati cubani compongono sequenze di numeri che prendono forme imprevedibili. Anche il destino politico di Marco Rubio è imprevedibile. Donald Trump – stando ai sondaggi – stravince anche in Florida, e pure negli altri Stati dove oggi si vota: Illinois, Missouri e North Carolina. In Ohio potrebbe non farcela. Ma se l’immobiliarista newyorchese espugnerà la “terra dei fiori” (Florìda, in spagnolo), la stella di Rubio sarà destinata a rimanere solitaria come quella della bandiera della sua Cuba.
E Cuba non compare nemmeno nella grande famiglia delle Americhe disegnata sul grande murales del Parco Domino. 34 capi di Stato e di governo di tutto il continente. Ovviamente non c’è Fidel Castro. Ma adesso la distanza tra questa Little Havana e la vera Havana potrebbe accorciarsi un po’, grazie allo storico viaggio del presidente Obama a Cuba, il 20 marzo. L’avvio di un dialogo che potrà proseguire però solo con il nuovo inquilino alla Casa Bianca. I repubblicani criticano l’apertura verso Raul Castro. Anche il signor Ramon, qui sulla Calle Ocho di Miami, sostiene che non servirà a nulla finché non si garantiranno diritti umani e libertà di espressione ai cubani. Ma forse – Rubio a parte – potrebbe essere l’inizio. I legami sono tanti. “A Cuba non c’è analfabetismo e qui noi cubani abbiamo dato un contributo enorme”, mi dice Pedro Rodriguez, ottant’anni portati bene, a Miami da oltre mezzo secolo. Cita i cubani che hanno lasciato il segno nell’economia americana, come l’ex-CEO della Coca Cola e il fondatore di Amazon. Poi sospira. Dice che comunque molti, moltissimi – cubani compresi - sono stanchi della politica. E per questo votano Trump. L’effetto domino rischia di travolgere Rubio.
Emiliano Bos
RG 07.00 del 15 marzo 2016 La corrispondenza di Emiliano Bos
RSI Info 15.03.2016, 12:10
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RG 08.00 del 15 marzo 2016 Nella roccaforte elettorale
RSI Info 15.03.2016, 12:10
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RG delle 12.30 del 15 marzo 2015; Michael Paarlberg, della GeorgeTown University di Washington, al microfono di Emiliano Bos
RSI Info 15.03.2016, 14:20
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RG delle 18.30 del 15 marzo 2016; il servizio di Emiliano Bos
RSI Info 15.03.2016, 19:21
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