Da sabato la Grecia non è più sottoposta al programma di sorveglianza rafforzata della Commissione europea iniziato nel 2018, quando il Paese era stato inserito in un progetto di monitoraggio che prevedeva l’obbligo di comunicare ai creditori le proprie iniziative di politica fiscale.
Per Atene che negli otto anni precedenti era stata oggetto di tre salvataggi internazionali e che ha rischiato l’uscita dall’Eurozona nel 2015, si chiude così il drammatico capitolo della crisi del debito. "È un giorno storico", ha dichiarato il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis, secondo il quale è finito un capitolo lungo 12 anni che ha "portato dolore ai cittadini, fatto stagnare l'economia e diviso la società". Ora si apre "un nuovo orizzonte di crescita".

La Grecia esce dal programma d'austerità
Telegiornale 20.08.2022, 22:00
Atene aveva fatto appello a UE, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale nel 2010, quando si era ritrovata con le casse vuote. Casse che i creditori internazionali hanno rimpinguato con 289 miliardi di euro, ma in cambio la cosiddetta "troika" ha preteso pesanti misure di austerità: pensioni e salari sono stati congelati così come le assunzioni nel settore pubblico, le imposte sono aumentate e i budget di amministrazioni e ospedali hanno subito tagli.
Gli impegni assunti dopo il terzo pacchetto limitavano nell'ultimo quadriennio il surplus di spesa. Oggi il Paese ellenico ha una crescita superiore alla media continentale, ma anche un salario minimo fra i più bassi dell'UE e una disoccupazione fra le più alte: oltre il 12%, sebbene in calo dopo aver sfiorato il 30% nei momenti più bui della crisi. Sull'economia grava inoltre ancora un debito pubblico del 180% del PIL e l'inflazione dell'11% affligge il potere d'acquisto dei cittadini.