Le parti rivali in Libia venerdì hanno firmato un accordo di cessate il fuoco permanente, con effetto immediato, dopo cinque giorni di colloqui a Ginevra organizzati dall'ONU. Il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni unite, Antonio Guterres ha parlato di "un passo fondamentale verso la pace e la stabilità", in questo paese afflitto dalle violenze. Poco dopo l'annuncio, la compagnia petrolifera libica NOC ha dato il via libera alla ripresa delle esportazioni di greggio da due dei principali terminal bloccati fino a poco prima a causa degli scontri interni.
Sprofondata nel caos dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è divisa fra due poteri: il Governo di unità nazionale di Fayez al-Sarraj, con sede a Tripoli, riconosciuto dall'ONU, e le autorità che fanno capo al generale Khalifa Haftar, uomo forte dell'Est, sostenuto da una parte del Parlamento eletto. Da un punto di vista militare, il Governo di al-Sarraj è sostenuto dalla Turchia, mentre Haftar da Egitto, Russia ed Emirati Arabi Uniti. L'accordo prevede la partenza di tutti i mercenari e combattenti stranieri dall'intero territorio libico entro tre mesi.
Gli ingegneri militari del Governo di unità nazionale fanno detonare un ordigno inesploso a sud di Tripoli, il 12 ottobre scorso
Il generale Haftar ha tentato di conquistare militarmente Tripoli tra aprile 2019 e giugno 2020 senza successo, ma i combattimenti hanno causato centinaia di morti e decine di migliaia di persone in fuga. Per la popolazione, stremata dai conflitti, l'accordo firmato venerdì a Ginevra rappresenta un segnale di speranza.