Divisi tra chi propone un avvicinamento a Mosca e chi a Bruxelles, i moldavi hanno eletto domenica un Parlamento nel quale i filorussi detengono una risicata maggioranza, ciò che lascia presagire una legislatura difficile se non, addirittura, un rapido nuovo ricorso alle urne.
Il Partito socialista del presidente Igor Dodon, che si muove sotto l'ala protettrice del Cremlino, ha conquistato il 31,3% dei suffragi, secondo i dati preliminari, ovvero 34 seggi su 101, mentre il Partito democratico che fa riferimento al milionario Vlad Plahotniuc, perde il primato e deve accontentarsi di 31 mandati; l'alleanza europeista ne ottiene invece 26.
A nessuno è quindi stato conferito il potere di orientare la politica futura di questa ex repubblica sovietica incuneata tra Romania e Ucraina, oggi il paese più povero del continente.
AFP/dg