Nella cosiddetta fascia di esclusione creata dalla Polonia al confine con la Bielorussia, dove è in atto la crisi migratoria, i giornalisti non sono ammessi. La polizia polacca, come testimonia l'inviato RSI, Emiliano Bos - durante la puntata di Modem dedicata al tema - impedisce l'accesso in questa zona larga tre chilometri. Impossibile, dunque, documentare quello che accade dietro i boschi, mentre dall'altra parte del filo spinato, in territorio bielorusso, si stima che siano ammassate in condizioni disperate almeno 8-9'000 persone.
Nessuno può entrare neppure ad aiutare, nemmeno la Croce Rossa, possono passare solo persone residenti o munite di permessi speciali. "Noi lavoriamo in collaborazione con alcuni residenti della zona interdetta, abbiamo dato a queste persone le istruzioni per lavorare e portare gli aiuti", racconta Magdalena Luczak, attivista dell'ombrello di associazioni "Grupa Graniza" ("il gruppo di frontiera") spiegando che negli ultimi giorni non è entrato nessun migrante in territorio polacco.
Il Governo di Varsavia dice di avere schierato 15'000 soldati in questa zona di confine. E nemmeno i parlamentari polacchi possono entrare, come testimonia la deputata dei Verdi, Ursula Zielinska, ai microfoni della RSI: "Non siamo autorizzati nemmeno noi. In base alla legge d'emergenza, la nostra immunità non garantisce l'accesso in questa cosiddetta fascia protetta al confine. Non è accettabile, dobbiamo avere il diritto di capire cosa sta accadendo e di intervenire se qualcosa non va bene".
Viaggio verso il confine tra Polonia e Bielorussia (foto di Emiliano Bos)
Le uniche testimonianze sono quelle dei video diffusi dagli stessi migranti o trasmesse dalle TV di Stato dell'una e dell'altra parte. Tra le storie trapela quella di un sessantenne siriano che da 23 giorni è intrappolato tre i due Paesi: i bielorussi lo hanno spinto ad attraversare il confine, i polacchi lo hanno respinto quasi una decina di volte. A raccontarlo è il figlio, un rifugiato arrivano in Europa anni fa, che dice di non avere notizie di suo padre da giorni.
I fatti
La crisi migratoria al confine tra la Bielorussia e la Polonia si è aggravata negli ultimi giorni, quando migliaia di persone provenienti da diversi Paesi del Medio Oriente e dell'Africa si sono accampate a ridosso della frontiera, nel tentativo di entrare in Europa. Il regime di Alexander Lukashenko è accusato di aver provocato la situazione - organizzando persino i voli che trasportavano le persone a Minsk - per fare pressione sull'Unione Europea, come risposta alle sanzioni imposte da Bruxelles.
La reazione svizzera
La consigliera federale Karin Keller-Sutter si è detta "indignata" per la situazione al confine tra Bielorussia Polonia e Lituania. Bisogna partire dal presupposto che Minsk stia cercando di destabilizzare l'Unione Europea producendo ondate migratorie, in maniera analoga a quanto fatto dalla Turchia in passato, ha detto la ministra della giustizia in un'intervista pubblicata oggi da "20 Minuten".