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Bielorussia: cosa c'è da sapere

La repressione delle proteste riaccende l'attenzione su un Paese dove esiste ancora la pena di morte e il silenzio sulla pandemia ricorda quello di Chernobyl

  • 14 agosto 2020, 19:45
  • 22 novembre, 18:45
02:58

Cinque cose da sapere sulla Bielorussia

RSI/eb 14.08.2020, 19:44

  • keystone
Di: eb 

Le elezioni di domenica scorsa e le successive manifestazioni di protesta represse con la forza, hanno riportato l’attenzione internazionale sulla Bielorussia e sul suo presidente, Alexander Lukashenko, spesso definito “l’ultimo dittatore d’Europa”.

A 65 anni, Lukashenko è riuscito a ottenere il suo sesto mandato, dichiarando una percentuale di consensi pari a quella che l’ha portato al potere nel lontano 1994: oltre l’80%. Quando è stato eletto la prima volta, tre anni dopo la dissoluzione dell’URSS, era visto dalla popolazione come un portatore di speranza.

Oggi è difficile misurare la sua popolarità, dal momento che i sondaggi indipendenti sono vietati, la stampa è controllata e gli osservatori internazionali all’ultimo appuntamento elettorale sono stati banditi. Negli anni, gli oppositori politici spesso sono stati incarcerati o costretti all’esilio. Anche Svetlana Tikhanovskaja, la 37enne che ha sfidato Lukashenko alle urne domenica, è fuggita in Lituania dopo aver contestato i risultati.

Manifestazioni e repressione

L’esito dello scrutinio, definito da molti improbabile, ha scatenato una serie di proteste di piazza nella capitale Minsk e in altre città, che si sono protratte per tre giorni. La polizia ha risposto arrestando migliaia di persone (tra cui anche un 21enne svizzero, liberato oggi, venerdì) e sparando sui manifestanti gas lacrimogeni e proiettili di gomma. In alcuni casi è stato aperto il fuoco e sono stati usati manganelli. Due persone sono morte. Inoltre, le testimonianze che trapelano dal carcere parlano di torture da parte della polizia.

D'altronde, quello dei diritti umani è un tema controverso, in un Paese dove esiste ancora la pena di morte.

“Nemici da tutte le parti”

Come molte ex Repubbliche sovietiche, anche la Bielorussia (dove i servizi segreti si chiamano ancora KGB) ruota attorno all’orbita di Mosca, da cui è dipendente soprattutto per la fornitura di gas e petrolio. Ma la linea di Lukashenko è quella di contenere l’influenza della Russia, e al contempo di mantenere le distanze dal “capitalismo selvaggio” occidentale. Non a caso, nell’ultimo scrutinio ha più volte denunciato “tentativi esterni” di manipolare il risultato elettorale.

Il virus evoca Chernobyl

Dopo aver assicurato in un primo momento che il Covid-19 in Bielorussia non sarebbe mai entrato, e dopo aver suggerito di andare in sauna e bere 100 g di vodka in via preventiva, a fine luglio lo stesso presidente ha comunicato di essere risultato positivo, ma senza sintomi.

La scarsa trasparenza sulla pandemia, con il silenzio imposto a ospedali e medici, e la mancanza di informazioni, è stata paragonata da alcuni alla gestione del disastro di Chernobyl del 1986, quando il Paese venne investito dall’onda radioattiva della vicina Ucraina, e la vita – inizialmente – continuò ad andare avanti come se nulla fosse, in assenza di una percezione reale del pericolo. "L'epidemia più dannosa è il panico", ha dichiarato Lukashenko in aprile, a proposito del mancato lockdown.

I rapporti con la Svizzera

Le relazioni bilaterali tra la Confederazione e la Bielorussia si sono intensificate negli ultimi anni. A febbraio 2020 è stata aperta la nuova ambasciata svizzera a Minsk, inaugurata dal capo del Dipartimento federale degli esteri (DFAE), Ignazio Cassis, che per l'occasione ha tenuto colloqui bilaterali con il presidente Aljaksandr Lukashenko e il ministro degli esteri Uladzimir Makej. Tra i temi affrontati, la crisi in Ucraina e il rispetto dei diritti umani. Quella di Cassis è stata la prima visita ufficiale di un consigliere federale nel Paese. Nel 2016, si legge in una nota del DFAE, "d’intesa con l’UE, la Svizzera ha revocato buona parte delle sanzioni contro la Bielorussia, una decisione che ha rilanciato la collaborazione tra i due Paesi. Nel 2019 il volume degli scambi commerciali bilaterali ha raggiunto 194 milioni di franchi, pari a più del 50% rispetto all’anno precedente".

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