Li trovi in attesa ovunque. Davanti al tribunale per l’immigrazione, all’esterno di una mensa per meno abbienti, all’esterno degli alberghi dove alloggiano a Manhattan. I richiedenti l’asilo che vivono nella città di New York sono ormai 60’000; da ormai un anno ne sono arrivati 118’000 dal confine sud, inviati per provocazione dai governatori Repubblicani nelle città Democratiche del nord.
La fila a Federal Plaza il 29.9.2023
RSI Info 03.10.2023, 19:20
I luoghi dove l’emergenza è più visibile sono il gigantesco Roosevelt Hotel dietro la stazione di Grand Central, l’approdo dei migranti in arrivo a New York e alloggio per 850 famiglie, e Federal Plaza (in fila davanti al tribunale dell’immigrazione). Qui, con ogni tempo, si forma pazientemente una coda sin dalle tre/quattro del mattino. Si incontrano Kimberly, Andreina, Yussuf, Eduard, José… tutti desiderosi di un permesso di lavoro, di un documento che dia certezza al loro futuro.
Davanti al Tribunale dell’immigrazione newyorkese
Le strutture d’accoglienza cittadine – dai rifugi alle scuole – sono sotto pressione. Da mesi la Governatrice dello stato, Kathy Hochul, e il sindaco Eric Adams chiedono alla Casa Bianca maggiore sostegno. Vi è un’accoglienza e di problema di ordine pubblico a breve termine, ma pure un piano a lunga scadenza. Dallo scadere del Title 42 al Confine sud, il numero degli arrivi negli Stati Uniti è tornato a salire. Per accelerare il processo d’asilo dei rifugiati, il Presidente Joe Biden ha annunciato 472’000 permessi temporanei per i migranti provenienti dal Venezuela (la comunità più numerosa arrivata nell’ultimo anno); ma la decisione ha destato le proteste dei Repubblicani al Congresso e non ha placato le richieste degli amministratori locali. Secondo il sindaco Adams l’afflusso costerà a New York 12 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.
L’accampamento di emergenza a Russell Island, NY
Il processo d’asilo dura dai tre ai quattro anni e visto che da luglio il numero degli arrivi ha ripreso ad aumentare, i rifugi si preparano all’arrivo della stagione fredda. “È una crisi, e diventerà più grande quando non si potrà stare all’aperto; – ha confermato al Telegiornale Karl Chen, del centro di accoglienza Bowery Mission vicino al quartiere di Soho – abbiamo bisogno di fornire assistenza alle persone. Non possiamo perderci in un dibattito politico che ci impedisce di agire”.
La fila serale alla Bowery Mission
Quando lo incontriamo è ormai tardo pomeriggio, all’esterno si è già formata la fila in attesa per entrare nella mensa, e accanto ai senzatetto, si sono aggiunte “sempre più famiglie con bambini e lo spagnolo, aggiunge Karl, si sente sempre più spesso”. E la fila dei bisognosi si allunga sempre di più.