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La "fortezza" Ungheria e i profughi

Sono circa 200'000 gli ucraini che hanno deciso di raggiungere il paese per fuggire dalla guerra; "Hanno lasciato alle spalle tutto, anche i loro familiari"

  • 13 marzo 2022, 07:55
  • 20 novembre, 18:30
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Zahony, in fuga dall'Ucraina

RSI/Noemi La Barbera e Guido Canalella 13.03.2022, 07:54

  • RSI
Di: Noemi La Barbera 

Zahony è una piccola città di frontiera, che conta poco più di 4’000 abitanti, sul confine ucraino-ungherese. Dall’inizio della guerra qui è cambiato tutto. La stazione è diventata luogo di arrivo, ripartenza e accoglienza degli ucraini in fuga dal loro Paese. Come tanti altri luoghi di confine, anche qui si sono messe in piedi, in pochissimo tempo, iniziative di aiuto, mettendo in moto la macchina dell’accoglienza. Così, questa piccola stazione è diventata un crocevia per chi arriva con tutti i mezzi, persino a piedi, e per chi riparte con il treno per Budapest. Se Zahony non è l’unico punto del confine ungherese interessato all’esodo dei profughi, è però il solo da cui arrivano i treni dall’Ucraina. Chop, la prima città ucraina, da qui dista appena 7 chilometri e solo 2 chilometri è la distanza che separa Zahony dal suolo ucraino. La MÁV, linea dei treni statale, offre il cosiddetto "solidarity ticket", dando la possibilità di viaggiare gratuitamente. Molti si fermano nella capitale ungherese, ma tanti altri da lì ripartono verso altri Paesi europei. Non solo treni, ci sono macchine di familiari e volontari, pullman verso posti sicuri che affollano il piazzale intorno alla stazione di Zahoni.

Milioni in fuga

Secondo le stime dell’UNHCR la guerra in Ucraina ha prodotto una crisi umanitaria che non somiglia a nessun’altra crisi che l’Europa abbia mai conosciuto. Numeri già enormi, in sole due settimane. Sono oltre due milioni gli ucraini che hanno lasciato il loro Paese, ma sono cifre destinate a salire. E questo vale anche per il confine ungherese, dove già circa 200’000 persone sono entrate nel Paese, registrando il più alto numero di ingressi dopo la Polonia. Non solo dall’Ucraina, c’è un flusso di persone che attraversando la Moldavia sta entrando in Romania e poi in Ungheria.

Nel Paese considerato la "fortezza" d’Europa, per via del pugno di ferro di Orban in tema di politiche migratorie, le porte per gli ucraini sono aperte e il Paese si trova ad affrontare gli effetti di una guerra scoppiata nel bel mezzo della campagna elettorale per le prossime elezioni nazionali di aprile. Un cambiamento radicale in quello che ha rappresentato, fin qui, la politica di asilo di Orban, in carica dal 2010.

Aiuti affidati alla buona volontà dei singoli

Di fatto, però, la macchina degli aiuti in Ungheria sembra affidata, fino a qui alla buona volontà di singoli volontari arrivati da tutta Europa, associazioni di beneficenza e gruppi non governativi. Qui, grazie a piani di evacuazione e corridoi umanitari, arrivano ucraini da Kiev e dalla parte orientale del Paese, tanti studenti originari dell’Africa che nel Paese, ora sotto le bombe russe, erano lì per studiare, e si vedono anche le etnie di minoranza.

"C’è una consistente etnia ungherese di minoranza in Ucraina - spiega Zsolt Balla, Senior Regional Communications Associate dell’UNHCR - Nei primi giorni erano principalmente persone di etnia ungherese che arrivavano dalla zona dei Carpazi all’Ungheria. Adesso stiamo vedendo più gruppi etnici Ucraini qui, persone intorno a Kiev e da parti interne dell’ucraina raggiungere i confini ungheresi".

L'accoglienza sul lungo periodo

Ma la posta in gioco in termini di accoglienza non si esaurisce qui. In posti come la stazione di Zahony, grazie alla “Reformed Church” e alla Croce Rossa ungheresi, e ora anche grazie al Cesvi, che in coordinamento con la municipalità di Záhony e World Central Kitchen sta allestendo il primo Entry Point Hub sul confine tra l’Ucraina e l’Ungheria, si offre un aiuto urgente per le prime necessità. Come un posto dove stare, gli interpreti, l’accoglienza e l’assistenza medica. Ma poi ci saranno anche esigenze a lungo termine, quindi stiamo parlando di istruzione per i bambini, accesso al lavoro, all’assistenza sanitaria. Questi sono tutti problemi da risolvere, con cui, anche l’Ungheria fresca della nomina della fedelissima del Primo ministro Viktor Orbán, Katalin Novák, appena diventa presidente della Repubblica di Ungheria, dovrà fare i conti.

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  • Keystone

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