(Tel Aviv, Israele)
Alcuni sono ragazzi scappati con uno zaino in spalla per sfuggire alla mobilitazione. Altri sono informatici, artisti, dissidenti o semplici famiglie che da un giorno all’altro hanno deciso di lasciare la Russia e costruirsi una nuova vita in Israele.
Per farlo, molti hanno rispolverato vecchi documenti nei cassetti che potessero provare la loro discendenza ebraica. In virtù della “Legge del ritorno”, infatti, Israele permette alle persone di origini ebraiche di ottenere la cittadinanza e ricevere sussidi.
Così, dal 24 febbraio a oggi, quasi 30'000 russi sono arrivati in Israele: si tratta della più importante ondata migratoria dopo quella (ben più ampia) avvenuta all’inizio degli anni ’90 dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Un numero doppio rispetto a quello dei rifugiati ucraini (circa 12'500).
Lika Alekseeva, 37 anni, proviene dalla Siberia
Lika Alekseeva, 37 anni, una regista originaria della Siberia, spiega che non aveva mai pensato prima di trasferirsi in Israele. “Io e mia madre pensavamo che il Medio Oriente fosse troppo caldo, troppo lontano… Non immaginavamo tutto questo”, racconta. “Ho dovuto impacchettare tutta la mia vita in cinque giorni”. L’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, per lei è stata “la fine delle speranze” in quella che negli anni scorsi era sembrata una progressiva apertura del Paese.
Arthur, un informatico di 31 anni, è arrivato due settimane fa a Tel Aviv. Racconta di essere partito soltanto con uno zaino. “Quando è iniziata la mobilitazione, ho temuto che avrebbero chiuso i confini, quindi sono venuto qui il prima possibile”, dice. Insieme a lui ci sono anche Theodor, un 28enne regista di teatro, e Oleg, un 33enne videomaker che sta documentando l’esodo della sua generazione dalla Russia.
Per essere accolti in Israele, tutti hanno dovuto dimostrare di avere una discendenza ebraica: ad esempio, una nonna o un nonno ebreo. Altri russi che non hanno potuto farlo, sono stati respinti dalle autorità israeliane.
In Israele ondata di russi in fuga
Telegiornale 27.10.2022, 22:00
È il caso di Anton (nome di fantasia), un 25enne di Mosca che lo scorso 7 ottobre si è stato bloccato all’aeroporto di Tel Aviv e dopo circa 6 ore è stato rimpatriato in Russia senza spiegazioni. Nel documento di espulsione - che la RSI ha potuto visionare - si cita come motivazione la “prevenzione dell’immigrazione illegale”.
L’immigrazione massiccia verso Israele non è ben vista dal Cremlino, che durante l’estate ha minacciato di chiudere la sede moscovita dell’Agenzia ebraica: un’organizzazione che facilita le procedure di trasferimento di coloro che vogliono trasferirsi nello Stato ebraico.
Recentemente, i rapporti tra Israele e la Russia sono diventati più tesi. Se all’inizio dell’invasione dell’Ucraina lo Stato ebraico ha mantenuto una sostanziale equidistanza - evitando sia di adottare sanzioni, sia di fornire armi a Kiev - gli attacchi missilistici sulla capitale ucraina di due settimane fa hanno aumentato la pressione sul Governo israeliano, a pochi giorni dalle elezioni del 1 novembre.