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La lunga serie degli omicidi mirati dell’SBU

Daria Dugina, Vladen Tatarsky e Zakhar Prilepin sono solo le vittime più note finora dei servizi ucraini - L’ultima, il generale Igor Kirillov, è quella di più alto livello

  • 17.12.2024, 13:10
  • 17.12.2024, 14:16
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Quello del generale Kirillov è l'ultimo caso di una lunga serie

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Di: Stefano Grazioli 

L’attentato terroristico di Mosca in cui sono stati assassinati il generale russo Igor Kirillov e il suo assistente è stato opera dell’SBU, i servizi segreti ucraini, che hanno rivendicato la paternità dell’operazione. Il capo delle Forze di difesa nucleare, biologica e chimica è l’ufficiale militare di più alto livello ad essere ucciso dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Non è la prima volta che l’SBU colpisce direttamente in Russia, oltre ad averlo fatto nei territori occupati, già a partire dalla prima guerra nel Donbass, cominciata nel 2014 dopo l’annessione della Crimea.

Obbiettivi militari e civili

Il metodo degli omicidi mirati, targeted killings, si è dimostrato efficace in molte occasioni negli ultimi anni e l’intelligence di Kiev è riuscita periodicamente a dimostrare la vulnerabilità russa colpendo singoli bersagli militari e civili, ritenuti obbiettivi legittimi. Il caso di Kirillov arriva dopo che la scorsa settimana sempre a Mosca è stato ucciso Mikhail Shatsky, ingegnere che lavorava allo sviluppo di missili da crociera, come il Kh-59 e il Kh-69, utilizzati dalle forze russe contro l’Ucraina; anche in questa occasione l’omicidio è stato rivendicato dall’SBU. Lo scorso anno, l’11 luglio, il capitano della Marina Stanislav Rzhitsky, è stato ucciso a Krasnodar, colpito a morte mentre faceva jogging. Il 16 novembre del 2023 Oleksandr Slisarenko, vice capo dell’amministrazione militare-civile di Kharkiv insediato dai russi, è stato vittima di un attentato con un’autobomba nella città russa di Belgorod.

Tattica a doppio scopo

La tattica degli obbiettivi mirati segue essenzialmente due scopi, a seconda dei bersagli scelti: se nel caso di Kirillov e Shatsky è evidente la volontà di intervenire direttamente sull’operatività militare russa, in altri casi il targeted killings fa parte della più complessa guerra della propaganda, nella quale vengono appunto coinvolti anche obbiettivi civili. È stato il modello delle operazioni ucraine che in Russia hanno preso di mira Daria Dugina, Vladen Tatarsky e Zakhar Prilepin. Il 20 agosto del 2022 la figlia di Alexander Dugin, filosofo ultranazionalista apertamente schierato a favore del conflitto contro l’Ucraina, è stata uccisa da a a Bolshiye Vyazyomy, nel distretto di Odintsovsky vicino Mosca. È stata questa la prima azione in grande stile, simbolica, dell’SBU in Russia, che ha mostrato da un lato la lunga mano di Kiev e dall’altro la permeabilità delle difese di Mosca.

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Il luogo dell'attentato costato la vita a Daria Dugina

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Regia ampia

Lo stesso schema è stato replicato il 2 aprile del 2023, quando a San Pietroburgo Maxim Fomin, blogger militare conosciuto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky è stato ucciso in bar con un pacco bomba. Il 6 maggio dello stesso anno è stato preso di mira lo scrittore Zakhar Prilepin, che aveva combattuto anche nel Donbass, e una mina anticarro è esplosa sotto la sua automobile, ferendolo gravemente alle gambe e uccidendo la sua guardia del corpo. Sebbene la responsabilità dell’attacco sia stata in un primo momento rivendicata da Atesh, gruppo militante di ucraini e tatari di Crimea, il modus operandi ha rimandato all’ampia regia di Kiev e di Kirilo Budanov, dal 2020 capo del servizio militare d’intelligence e vero coordinatore delle operazioni ucraine all’estero, sia quelle condotte dai vari dipartimenti della difesa di Kiev, sia dai gruppi militanti nei territori occupati. Il 6 dicembre del 2023 nella capitale russa è stato ucciso Ilya Kiva, politico ucraino prima su posizioni nazionaliste a favore di Kiev e poi passato dalla parte di Mosca, giudicato traditore da parte dell’SBU che ha assunto la responsabilità del suo assassinio.

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Vladen Tatarsky era stato ucciso a San Pietroburgo

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Lista lunga

Nei territori di Lugansk, Donetsk e in Crimea la resistenza ucraina, anche attraverso gli omicidi mirati, è rimasta una spina nel fianco della Russia: sia prima che dopo l’invasione su larga scala, i servizi di Kiev e la galassia connessa di movimenti partigiani, hanno messo a segno innumerevoli colpi, eliminando comandanti di milizie separatiste, russi e ucraini, e collaborazionisti ucraini. Per alcuni omicidi illustri, come quello del leader separatista Alexander Zakarchenko nel 2018, ucciso da un ordigno esploso in un bar di Donetsk, e quello di Arseny Pavlov, altro comandante separatista noto come Motorola, morto sempre Donetsk 2016 per un’esplosione avvenuta in ascensore, non ci sono rivendicazioni sicure. Se inizialmente però i sospetti per questi omicidi sono stati attribuiti a faide intestine tra i gruppi politici filorussi rivali, è probabile che anche per questi la matrice sia dell’intelligence ucraina: nel caso di Motorola una ricostruzione del New York Times ha rivelato nell’estate del 2024 come l’operazione di otto anni fa sia stata condotta da membri dell’SBU.

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RG 12.30 del 17.12.2024 La diretta di Alberto Zanconato

RSI Info 17.12.2024, 13:04

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