La Russia punta ora ufficialmente il dito contro l'Ucraina per l'uccisione di Daria Dugina, la figlia dell'ideologo nazionalista Aleksandr Dugin.
Più precisamente è l'FSB, ossia la maggior agenzia federale di sicurezza di Mosca, ad attribuire all'intelligence di Kiev la responsabilità di aver orchestrato e perpetrato l'omicidio della giornalista e commentatrice politica, morta sabato scorso nell'esplosione della sua auto alla periferia della capitale russa. L'FSB, in una nota diffusa dai media russi, sostiene inoltre che l'esecutrice materiale dell'attentato sarebbe una cittadina ucraina "nata nel 1979 e arrivata in Russia il 23 luglio insieme alla figlia", la quale avrebbe lasciato il territorio russo dopo l'uccisione per raggiungere l'Estonia. Tallinn in proposito non fornisce informazioni, limitandosi a precisare di non aver ricevuto per il momento alcuna richiesta di estradizione.
Dugin, ancora giallo
Telegiornale 22.08.2022, 14:30
L'Ucraina aveva in precedenza negato qualsiasi coinvolgimento nell'uccisione della Dugina. Intanto, sul piano della ricostruzione dei fatti, gli inquirenti sono giunti alla conclusione che l'ordigno impiegato sarebbe stato innescato a distanza. "Presumibilmente l'auto" della 30enne "è stata monitorata e il suo movimento è stato seguito", ha riferito una fonte di polizia all'agenzia Tass.
Dell'attentato ha parlato per la prima volta il presidente Vladimir Putin, che l'ha definito "un crimine vile e crudele" e ha descritto la vittima, nel messaggio di condoglianze, come "una patriota". Si è espresso anche il padre della donna uccisa, Aleksandr Dugin, che su Telegram ha additato come responsabile "il regime nazista ucraino".