Lungo la rotta balcanica, l’abuso di psicofarmaci è un problema poco documentato, nonostante siano molti i migranti e gli attivisti che da anni ne confermano l’esistenza.
I fattori alla base del fenomeno sono diversi: da un lato, le lacune nei sistemi di accoglienza portano a un sovrappopolamento dei campi, all’interno dei quali i singoli medici prescrivono dosi massicce di tranquillanti per calmare le persone ed evitare così l’esplosione di risse, o per risolvere rapidamente problemi di ordine psicologico come insonnia o attacchi di panico. Dall’altro lato, nei centri più interessati dal passaggio di migranti si sviluppa spesso un mercato nero di questi psicofarmaci, a sua volta alimentato dalle farmacie, che in molti casi li vendono senza richiedere alcuna prescrizione.
Le sostanze più diffuse sono il clonazepam, benzodiazepina con proprietà ansiolitiche, e il pregabalin, farmaco ad azione anticonvulsivante che può essere usato anche nel trattamento dell’ansia.
(Questo articolo ha ricevuto il supporto di IJ4EU - Investigative Journalism for Europe”)