C’era quasi certamente Matthew Livensberger, 37enne sergente delle forze speciali USA (i berretti verdi), alla guida della Tesla esplosa ieri alle 8.40 locali davanti al Trump Hotel di Las Vegas. Lo ha detto in conferenza stampa lo sceriffo Kevin McMahill, della polizia metropolitana della città del Nevada. Il “quasi” è dovuto al fatto che il cadavere sul sedile di guida è bruciato oltre ogni riconoscimento, si attende l’esame del DNA per confermare l’identità oltre ogni certezza, ma alcuni tatuaggi visibili sul corpo, alcuni oggetti rinvenuti nell’abitacolo (tra cui una carta di identità militare) e la documentazione fotografica raccolta sono inequivocabili.
Gli inquirenti, con il supporto dell’FBI, hanno ricostruito nel dettaglio gli spostamenti del soggetto e del veicolo, noleggiato a Denver, Colorado, il 28 dicembre, a quasi un migliaio di chilometri di distanza. Per la ricostruzione sono state impiegate anche le tracce che i veicoli elettrici lasciano quando si fermano alle stazoni di ricarica.
L’uomo aveva una ferita di arma da fuoco alla testa e una pistola è stata trovata nell’auto: con ogni probabilità è stato lui a spararsi. “Per come stanno le cose ora, io questo lo chiamo un suicidio seguito da un’ esplosione”, ha spiegato lo sceriffo, senza impiegare la parola “terrorismo”. Non risulta infatti, al momento, alcuna affiliazione di sorta dell’individuo con organizzazioni terroristiche e sono del tutto ignoti i motivi del gesto, che non ha provocato vittime, a parte l’autore.
Keystone
L’auto era stata preparata per massimizzare la deflagrazione, con techiche che una persona con l’esperienza militare di Livensberger facilmente conosce. L’uomo era stato membro anche della Guardia nazionale e della riserva. Al momento era in congedo dalla sua base in Germania, ed in passato aveva servito in Afghanistan. L’esplosione è avvenuta 17 secondi dopo che il veicolo si è arrestato davanti all’ingresso del Trump Hotel.
Non risultano collegamenti con l’attacco di New Orleans (quello, sì, un attentato terroritico). Anche sugli incroci tra tra la vita di Livensberger e quella di Shamsud-Din Jabbar, il 42enne attentatore della Louisiana, gli inquirenti sono cauti. Sono stati entrambi di stanza nella base di Fort Bragg, Carolina del Nord, ma non è detto che si conoscessero, che siano stati assegnati alla unità militare e negli stessi anni. Idem per l’Afghanistan: ci sono stati entrambi, ma non è chiaro se negli stessi luoghi o unità.