"Il Brasile deve mettersi in testa che è favorito e giocare come tale. Non è possibile che a un mondiale si faccia finta di non vedere i falli commessi ai nostri giocatori... la Svizzera ha giocato sporco, Neymar l'hanno praticamente massacrato". A parlare non è il commissario tecnico della Seleçao, né un commentatore sportivo, bensì Lula da Silva, ora in carcere a Curitiba.
È proprio dalla sua cella - dove non si perde un match alla tv a colori in dotazione - che l'ex presidente brasiliano manda i suoi appunti all'amico giornalista José Traiano, che poi li legge in un programma della TVT (la televisione del sindacato dei metalmeccanici di San Paolo).
Che Lula sia un appassionato di calcio è cosa nota. È infatti tifoso sfegatato del Corinthians, che sotto la sua presidenza si è laureato campione intercontinentale, principale sponsor del mondiale 2014 e amico di numerosi giocatori.
Una sorta insomma di filo diretto con il pubblico, ma soprattutto con gli elettori. Secondo i sondaggi più recenti un terzo dei brasiliani voterebbe per lui, anche se la sua candidatura per le presidenziali di ottobre al momento è sospesa. Gli avversari politici protestano, ma secondo la legge è tutto regolare: un detenuto ha diritto di scrivere lettere a famigliari o amici. Il contenuto? Basta che non interferisca con il processo!
RG/CaL