La regione di Mosca è stata presa di mira dal lancio di un numero record di droni ucraini martedì, nel giorno in cui a Gedda in Arabia Saudita una delegazione di Kiev ne incontra una statunitense per tentare di riallacciare i rapporti dopo il disastroso incontro fra Volodymyr Zelensky e Donald Trump alla Casa Bianca.
Il Ministero della difesa russo ha annunciato di aver intercettato 337 droni nei cieli di una mezza dozzina di regioni e non solo di frontiera: 91 sono arrivati fino all’ampia periferia della capitale, cadendo su Sapronovo e sulla città di Ramenskoye, con un bilancio provvisorio di tre morti e 18 feriti. Alcuni immobili residenziali sono stati danneggiati. “Il regime di Kiev ha attaccato infrastrutture sociali, abitazioni civili”, ha denunciato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.
L’aeroporto internazionale di Vnukovo ha sospeso temporaneamente i voli e anche quelli di Domodedovo, Zhukovkski e Sheremetyevo hanno introdotto restrizioni momentanee. Attorno alle 7 ora svizzera il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha annunciato che “il più grande attacco di droni nemici è stato respinto”.

Auto bruciate a Domodedovo, in seguito all'attacco con droni ucraini sulla regione di Mosca
Sull’altro fronte anche le forze armate ucraine annunciano l’abbattimento di droni, 79 dei 126 inviati dalla Russia, e di un missile Iskander.
Si torna a trattare in Arabia Saudita - Rubio: “Kiev dovrà cedere territori”
Un rappresentante della delegazione ucraina a Gedda ha fatto sapere lunedì che Kiev intende proporre una tregua parziale, riguardante le operazioni nel Mar Nero e i cieli, che costituirebbe un primo passo e sarebbe relativamente semplice da verificare. Secondo l’inviato di Washington Steve Witkoff, che si vocifera potrebbe presto recarsi a Mosca, “si tratta di definire un quadro per un accordo di pace e un cessate il fuoco iniziale”.
Secondo Andriy Kovalenko, portavoce del Centro governativo ucraino contro la disinformazione, l’attacco su Mosca voleva “incitare Putin” ad accettare la tregua nei cieli.
RG 07.00 del 11.03.2025 La corrispondenza di Andrea Vosti
RSI Info 11.03.2025, 07:50
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In Arabia Saudita c’è anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non dovrebbe tuttavia partecipare direttamente ai colloqui né vedere il segretario di Stato Marco Rubio. Lunedì ha incontrato il principe Mohammed bin Salman, che - ospitando le trattative, come quelle russo-americane in precedenza - si sta proponendo come facilitatore di un’intesa.
Sul tavolo delle discussioni con gli emissari ucraini ci sarebbero anche la disponibilità a firmare il documento sulle terre rare e la ripresa degli aiuti militari statunitensi e della fornitura di informazioni di intelligence, sospesi da Trump dopo il faccia a faccia con Zelensky nello studio ovale.
Rubio ha dichiarato che le due parti devono essere pronte a concessioni, avvertendo che ben difficilmente Kiev potrà aspettarsi di concludere un accordo che rimandi le truppe russe ai confini del 2014. Su questo punto le posizioni sono ancora lontane. L’Ucraina non è ufficialmente disposta ad alcuna concessione territoriale, il Cremlino insiste invece su quelle che sono le sue linee rosse: il riconoscimento della situazione sul terreno e l’Ucraina fuori dalla NATO.
Prosegue la riconquista russa nella regione di Kursk
Lungo la linea del fronte, la Russia è forte di significativi successi negli ultimi giorni contro l’incursione ucraina nell’oblast di Kursk, che era in corso da mesi. Le truppe di Kiev hanno dovuto cedere ormai gran parte di quanto avevano occupato. Migliaia di soldati sarebbero a rischio di essere circondati e privati di rifornimenti, anche perché l’esercito russo si è infiltrato nella regione ucraina di Sumy, quella confinante con Kursk, mettendo sotto tiro la principale via di collegamento con le retrovie ucraine. Il Ministero della difesa russo ha annunciato oggi, martedì, la riconquista di un’altra dozzina di insediamenti nella regione e di una superficie complessiva di oltre 100 chilometri quadrati.