Il cantiere del muro fermo a McAllen, Texas
Alla stazione degli autobus di McAllen, Texas, il viavai è senza sosta. In pullman, su furgoni o a piedi, continuano ad arrivare comitive di migranti dal Centro America. Per molti è un capolinea, per la maggior parte il Centro di accoglienza che da oltre trent’anni sorge di fronte ad essa è la speranza di un nuovo inizio.
La stazione degli autobus di McAllen
I numeri dicono che dall’aprile 2020, finita la prima quarantena per il coronavirus, la curva di chi cerca di varcare il confine tra Messico e Stati Uniti ha ripreso ad aumentare. Da gennaio l’impennata, soprattutto di adulti in cerca di lavoro e minorenni non accompagnati.
Quando la Border Patrol li lascia, tocca a suor Norma Pimentel prendersi cura dei migranti, qui perlopiù famiglie e bambini. Questa suora di 67 anni nel 2020 era stata nominata dalla rivista Time tra i 100 personaggi più influenti. Qui a McAllen, lei organizza quello che lo Stato o il Governo federale non possono o vogliono fare.
“Non appena arrivano, ci dice, dobbiamo chiamare i loro parenti negli Stati Uniti, perché sappiano che arrivano, diamo da mangiare, da pulirsi e vestiti, e chiamiamo un dottore se necessario”. I migranti iniziano qui un processo che dura dai 3 ai 5 anni per stabilire se possono rimanere negli USA. Anche lei deve fare i conti con l’aumento degli arrivi. “È iniziata con 100 persone a gennaio, poi 200, 300... In media 500, ieri erano addirittura 700”. Ma sono aumentati da quando Biden è presidente? Con voce ferma, suor Norma pare voler evitare ogni polemica politica: “Non voglio ricadere nella narrative dei trafficanti che sfruttano le persone. Quale che sia il messaggio politico del Governo loro riescono sempre a convincere i migranti che è il momento giusto per partire”.
Un furgone del Border Patrol
Suor Norma fa incontrare alla troupe del Telegiornale una madre appena arrivata dall’Honduras con la figlia di 5 anni. Ha lasciato il suo paese, flagellato dalla povertà e dagli uragani, il 26 settembre e per 6 mesi ha cercato di varcare il confine tra Messico e USA. “Dormivo per strada e mangiavo quel che mi davano. Mia figlia ha rischiato di annegare e ho temuto potessero rapirmela. Ho sofferto molto, ma grazie a Dio ora sono arrivata”, ci dice singhiozzando. Non vuole parlare dei soldi pagati per il suo viaggio della speranza (N.d.r.: solitamente tra i 10 e 12mila dollari, l’equivalente a 3 anni di risparmi), ma confessa di aver lasciato in Honduras una figlia di 13 anni, uno di 24 e un bebé di 15 mesi, “non avevo abbastanza soldi per portarli tutti”.
Un centro di accoglienza per i migranti
Dopo pochi minuti suor Norma ci dice che per la mamma e la bimba l’incontro coi media è durata abbastanza. “Avevamo ancora più gente nel 2019, ne ospitavamo anche mille ogni giorno, e sta accadendo ancora...”, dice con sconsolato pragmatismo, “Se guardiamo il problema dell’immigrazione concentrandoci solo sulla frontiera non lo risolveremo”.
Il cartello dell'ufficio dell'immigrazione in dogana
L’emergenza migratoria al confine col Messico è la prima crisi di Joe Biden che ha nominato la sua vice Kamala Harris quale responsabile diretta del dossier. È quanto sia caldo e delicate il dossier, lo dimostra il continuo andirivieni di camion fuori Donna, a una ventina di chilometri di McAllen. In gran fretta si cerca di ampliare il centro di accoglienza costruito nel 2012 ai tempi di Barack Obama.
Il cantiere del centro di smistamento di Donna, Texas
RSI Info 25.03.2021, 21:40
Lungo la vallata del Rio Grande ci sono due grandi centri di smistamento (a El Paso e a Donna), ma le loro dimensioni sono inadeguate visto il nuovo grande afflusso di migranti. Il numero di persone accolte è 7 volte maggiore la capacità, anche per questo giornalisti e telecamere non sono ammessi. E le immagini trapelate dall’interno grazie al deputato democratico che li ha visitati hanno imbarazzato l’Amministrazione Biden.
L'interno di un centro di smistamento
Ma all’origine di questa crisi c’è stata un’ambiguità nel messaggio di Joe Biden annunciando la fine della costruzione del muro, l’accoglienza di minori non accompagnati e un approccio “più umano”? Lo chiediamo a Carlos Garcia, avvocato dell’immigrazione, attivo e cresciuto qui a McAllen, dalla parte “giusta” del confine. “I migranti non smettono di entrare negli Stati Uniti perché cambiano le leggi”, ricorda. Ma allora il caos attuale di chi è la responsabilità? “Ma non è nulla di nuovo, era il caos durante Obama, ancora più caos durante Trump e ora anche con Biden c’è il caos perché non sono pronti dei protocolli”, chiosa Garcia. Qui tutti vogliono evitare polemiche, abituati a vivere sul confine. Ma chiaramente la riforma dell’immigrazione, un vespaio che ogni Presidente americano ha cercato di affrontare, è la prossima nuova frontiera per Joe Biden.