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Migranti e Paesi sicuri, il governo italiano approva nuovo decreto

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: i giudici non potranno disapplicare la nuova legge

  • 21 ottobre, 21:03
  • 22 ottobre, 00:20
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Italia, immigrazione: scontro governo-magistrati

Telegiornale 21.10.2024, 20:00

  • Keystone
Di: ATS/ANSA/RSI Info/TG 

Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato un decreto legge in materia di migranti. Il provvedimento dovrebbe rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

L’elenco dei Paese sicuri verrà rivisto periodicamente 

L’elenco dei Paesi sicuri, “recependo le indicazioni della recente sentenza della Corte di giustizia Ue”, è stato rivisto oggi col decreto approvato dal Consiglio dei ministri e verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge, a quanto si apprende. In particolare, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale” (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge, si spiega, “per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della ‘Direttiva accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare ‘dettagliata e incondizionata’, rimettendo il suo recepimento ai singoli Stati membri)“.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa a Palazzo Chigi, rispondendo a chi chiedeva se i giudici potessero disapplicare - nelle prossime ordinanze sul trattenimento dei migranti - la norma prevista dal nuovo decreto, ha risposto così: “Nel momento in cui l’elenco dei Paesi sicuri è inserito in una legge, il giudice non può disapplicarla. Tenderei ad escludere che possa disapplicarla. A maggior ragione questa sentenza della Corte di giustizia europea non è una direttiva e non è vincolante in via generale astratta, ma mette dei paletti rigorosi in relazione ad un caso estremamente bizzarro e sul quale ha posto quei requisiti al fine dell’eventuale estensione del concetto di Stato non sicuro, che però deve essere motivato”.

Il governo italiano, lo ricordiamo, è dovuto correre ai ripari per stabilire nuove regole che permettano l’utilizzo dei 2 nuovi centri per migranti da poco aperti in Albania. Venerdì un giudice di Roma aveva bloccato la permanenza dei primi 12 ospiti, ordinando il loro trasferimento in Italia. Una decisione che ha scatenato una bufera politica e uno scontro durissimo tra governo e magistrati. Quello che è emerso negli ultimi giorni è la volontà del governo di dare una definizione più chiara di Paese sicuro, quando si parla di Paese di origine dei migranti. Perché il problema dei centri in Albania è stato questo. I 12 migranti portati lì la scorsa settimana provenivano da Egitto e Bangladesh, che il governo vorrebbe far rientrare nella categoria Paesi sicuri ma la sezione immigrazione del Tribunale di Roma lo ha invece negato, rifacendosi a una sentenza della Corte europea di giustizia in cui si afferma che un Paese sicuro deve esserlo per tutte le categorie di persone (facciamo un esempio: oppositori politici, o omosessuali, spesso perseguitati) e le garanzie devono valere su tutto il territorio dello Stato. Cosa quindi che non vale per Egitto e Bangladesh, e i migranti sono così stati riportati in Italia. Ora aldilà delle questioni tecniche forse non semplici, il problema per il governo è che per come si sono messe le cose, il rischio è che in questi centri possano andarci davvero pochissimi migranti, e sarebbe un vero flop.

Abbiamo così visto uno scontro politico come non si vedeva da tempo in Italia. Uno scontro politico, tra governo e opposizioni che accusano la premier di aver sprecato centinaia di milioni per costruire in Albania strutture inutili, ma soprattutto è scontro tra pezzi delle istituzioni, tra governo e Magistrati, con la stessa premier Meloni che li ha accusati di intralciare il lavoro del governo, di fare di fatto opposizione. Durissimi i commenti del partito della premier, che parla di magistrati politicizzati che vanno in aiuto dei partiti di sinistra. Uno scontro che ha richiesto l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha fatto appello a tutti affinché le istituzioni collaborino, senza scontri. Ora non ci sono segnali di distensione e la tensione politica rimane altissima. Ricordiamo poi che fra due mesi arriverà la sentenza al processo nei confronti del vicepremier Matteo Salvini, accusato di aver bloccato uno sbarco di migranti nel 2019, anche qui, magistrati che intervengono su un tema delicato, le politiche migratorie del governo (anche se l’oggetto del processo è il rispetto dei diritti umani). Insomma la situazione rimarrà tesa, certo la premier Meloni cercherà ogni via possibile per far funzionare i centri per migranti in Albania, ne va anche dell’immagine del governo a livello perlomeno europeo, con diversi Stati interessati a questo tipo di progetto.

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