Alla deriva nel Mediterraneo senza cibo né acqua, sono morti di stenti, fame e sete: sono almeno 50 o forse 60, fra cui donne e bambini, secondo i racconti dei sopravvissuti, i migranti periti a bordo di un gommone partito l’8 marzo dalle coste libiche e diretto in Italia. Dopo tre giorni di navigazione il motore era andato in panne. L’ONG SOS Méditerranée ha annunciato giovedì di aver salvato 25 persone esauste e disidratate. In condizioni tanto precarie, che una di esse - un giovane che aveva bevuto troppa acqua di mare - è nel frattempo deceduta in ospedale. Insieme a un compagno - pure in gravi condizioni - era stato prelevato in elicottero direttamente dal ponte della Ocean Viking.
La nave della ONG ha avvistato l’imbarcazione per caso, le continue richieste di soccorso, lanciate in acque internazionali, erano state vane. Eppure per due volte il gommone era stato sorvolato da elicotteri. Sono stati i sopravvissuti - tutti maschi e per metà minorenni, senegalesi, maliani e gambiani - a raccontare l’ennesima tragedia della migrazione. I corpi di chi non ce l’ha fatta sono stati buttati in mare.
La Ocean Viking di SOS Méditerranée
Con questi morti, il bilancio stimato dalle Nazioni Unite sale a 279 vittime dall’inizio dell’anno sulla rotta mediterannea, mentre in poco più di 19’500 sono riusciti ad approdare sulle coste italiane.
Mai il porto più vicino
Alla Ocean Viking, che a bordo ha ora in tutto oltre 220 persone salvate in mare, è stato ordinato di dirigersi verso il “porto sicuro” di Ancona. Un viaggio di 1’450 chilometri. È ormai prassi per le autorità italiane costringere le navi dei soccorritori a dirigersi verso destinazioni che non sono quella più vicina. Almeno quattro di esse sono state tenute di recente in porto anche per 60 giorni, denunciano inoltre organizzazioni sotto bandiera tedesca.
E proprio oggi, venerdì, si è tenuta al Tribunale di Brindisi un’udienza relativa al ricorso contro il fermo amministrativo proprio della Ocean Viking, deciso in febbraio. SOS Méditerranée, che dal 2016 ha salvato 39’000 persone, chiede la conferma della sospensione del provvedimento.
È giunta intanto notizia di un naufragio nel Mare Egeo. Almeno 21 persone sono morte annegate, fra cui quattro bambini, al largo delle coste nord-occidentali della Turchia.